Appuntamento a San Martino in Strada per ricordarlo nel 50° della morte
Venerdì 20 ottobre 2023, alle ore 20.45, nel Teatro parrocchiale di San Martino in Strada, piazzale della Pieve 1, Forlì, il locale Circolo ACLI organizzerà una serata dedicata a Aldo Spallicci (1886-1973), studioso delle tradizioni romagnole, poeta, medico, politico.
L’iniziativa, dal titolo “Spaldo… la Romagna non ti dimentica”, sarà aperta dagli interventi di Cristian Pancisi, presidente del Circolo ACLI di San Martino in Strada, e da Gabriele Zelli che traccerà un profilo storico, letterario e politico di Aldo Spallicci. A seguire Radames Garoia e Nivalda Raffoni leggeranno testi del poeta, mentre il Coro Città di Forlì, diretto dal Maestro Omar Brui, eseguirà le cante romagnole più belle composte da Spallici.
Ingresso a offerta libera.
Aldo Spallicci dopo la laurea in medicina, conseguita nel 1912, ottenne la libera docenza in clinica pediatrica e contestualmente pubblicò i suoi primi scritti in dialetto romagnolo sul periodico satirico forlivese “E Pestapevar” (1907 – 1911). I primi orientamenti politici li manifestò collaborando con i periodici socialisti e repubblicani locali, “L’idea socialista” e “Il Pensiero romagnolo” (1907 – 1908). Nel 1912 aderì al Partito Repubblicano Italiano. Nello stesso anno fece parte della spedizione di Ricciotti Garibaldi in Epiro contro l’invasione dei turchi, durante la prima fase delle guerre balcaniche. Rientrò in Italia e poco dopo, nell’autunno del 1914, partì per Nizza con i garibaldini che intendevano partecipare da volontari alla guerra contro gli imperi centrali partecipando ai primi combattimenti sulle Argonne.
All’entrata in guerra dell’Italia nel maggio del 1915, Aldo Spallicci, nonostante la nascita della figlia Anna, partì come volontario, in qualità di ufficiale medico, con i fanti romagnoli dell’11° Reggimento fanteria, che era di stanza a Forlì. Al termine del conflitto venne congedato con il grado di capitano e si dedicò alla professione di pediatra nel forlivese.
Secondo lo storico Roberto Balzani: “Ciò che distingue Spallicci da altre figure del volontariato mazziniano e garibaldino a cavallo del secolo, fra Marche e Romagna, fu la dimensione culturale. Spallicci, infatti, si dedicò per tutta la vita a un’intensa opera letteraria e intellettuale, rilevante in particolare in due ambiti tipici dell’atmosfera giolittiana: il recupero del regionalismo attraverso il vernacolo, l’etnografia e il folklore; e la propensione a comunicare attraverso le riviste. Dal 1911 fino al 1973, salvo il periodo più buio della dittatura (1933-45), diresse o partecipò da protagonista a periodici culturali o politici; nello stesso tempo, la sua opera di restituzione e costruzione dell’identità romagnola dal 1907 non conobbe praticamente soste. Questa eccezionale vitalità ha dato luogo a una produzione monumentale, che spazia dall’articolo di giornale al saggio erudito, dalla poesia in dialetto al discorso elettorale”.
Si deve a Aldo Spallicci la fondazione di due riviste che hanno svolto un ruolo fondamentale per la cultura romagnola: “Il Plaustro”, un quindicinale pubblicato a Forlì dal 1911 al 1914, e “La Piê”, un mensile sempre pubblicato a Forlì nei periodi 1920-1933 e poi dal 1946 al 2018 come bimestrale. De “La Piè” ne fu inizialmente direttore insieme allo scrittore Antonio Beltramelli (1879 – 1930) e al compositore e musicologo Francesco Balilla Pratella (1880 – 1955).
In qualità di presidente della Federazione Romagnola dei Combattimenti e Reduci cercò evitare ogni interferenza delle autorità del regime fascista nei confronti dell’associazione, finché la stessa non fu sciolta nel 1926 e Spallicci fu costretto a trasferirsi a Milano. Nel periodo da aprile ad agosto del 1941 subì il confino a Mercogliano nell’Avellinese e, nel 1943, per breve tempo, venne incarcerato a San Vittore per la sua opposizione al regime. Durante il ventennio fascista mantenne sempre rapporti e contatti con il mondo d’origine, repubblicano e liberal-democratico, anche se i suoi interessi s’indirizzarono soprattutto verso la storia della medicina in età classica, cui dedicò una serie di volumi.
Durante la Resistenza operò in Romagna dove riacquistò un ruolo di guida politica, oltre che culturale, negli ambienti mazziniani, tanto da essere eletto nel 1946 come deputato del Partito Repubblicano Italiano alla Costituente. In questo ruolo si batté perché nella Costituzione fosse dato un ruolo alle autonomie locali; invece non riuscì a far riconoscere la Romagna come regione separata dall’Emilia.
Nel giugno 1948, dopo essere stato eletto come senatore, fu nominato alto commissario aggiunto per l’Igiene e la Sanità pubblica. A Palazzo Madama fu rieletto anche per la legislatura 1953 – 1958. Quando a livello nazionale e locale iniziò ad imporsi l’alleanza politica di centrosinistra tra la Democrazia Cristiana e i partiti Socialista, Socialista Democratico e Repubblicano Spallicci vi si schierò contro. Così come fece per le principali riforme volute dalla coalizione, che governò dal 1962 al 1976, perché lo riteneva il risultato di un connubio trasformistico con il Partito socialista.
La partecipazione attiva in ambito politico e partitico di Aldo Spallicci si caratterizzò nel periodo 1964-1966 con la collaborazione alla pubblicazione della rivista “Avvenire e Fede”, il bimestrale del movimento Nuova Repubblica di Randolfo Pacciardi, che inizialmente raccolse l’adesione si numerosi repubblicani mazziniani. Il periodico, ispirato all’anticomunismo in stile guerra fredda, cessò le pubblicazioni in seguito al fallimento di Nuova Repubblica. Ciò spinse Spallicci al ritiro dalla politica attiva e a dedicarsi totalmente a un’attività più congeniale di cantore della Romagna, sostenendo in tutti i modi, soprattutto con importanti contributi letterari, il periodico “La Piê”, e partecipando in qualità di relatore, conferenziere e di organizzatore a tutte le manifestazioni che avevano come obiettivo salvaguardare e valorizzare il dialetto romagnolo, nonché gli usi, i costumi e le tradizioni della Romagna.
Morì a Premilcuore il 14 marzo 1973.
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