Vorrei, ma non posso: il refrain del lavoratore dipendente

Limitazioni provocate da stipendi inadeguati

Ogni settimana Repubblica racconta l’ esperienza di qualcuno che ha deciso di cambiare vita. E ci è riuscito. La nona puntata è dedicata a Vincenzo Pezzarossa, milanese doc, laurea in Giurisprudenza e master in HR Digital Management (risorse umane digitali). Entrato nel mondo del lavoro ha messo a frutto i suoi studi, ma ad un certo punto è scattato l’allarme. “Quel giorno di maggio non lo dimenticherò mai: è stato un improvviso risveglio – racconta a Repubblica -. La consapevolezza è arrivata come uno schiaffo: ho capito finalmente che avevo sbagliato direzione. Perché la risorsa più preziosa di questo secolo non sono i soldi, ma il tempo”.

Lui ce l’ha fatta, ma quanti altri devono arrendersi di fronte al classico “vorrei, ma non posso”? Che l’approccio al mercato del lavoro sia cambiato è noto da tempo. Una volta, dopo il diploma o la laurea, il primo obiettivo del giovane era trovare un lavoro. Partiva cercando quello per il quale si era studiato, ma se non arrivava prendeva quello che capitava. Adesso non è più così. I ragazzi, soprattutto, cercano un’occupazione che garantisca il tempo libero, a partire dal fine settimana. Non a caso un tempo si pensava al Pil (prodotto interno lordo), adesso è altrettanto importante il Bil (Benessere interno lordo). 

Ma, come  dimostra la storia di Vincenzo Pezzarossa, non sono solo i giovani a cercare soluzioni che garantiscano più tempo libero. La qualità della vita è diventata un imperativo per tutti. Per quello sono in crescita le persone che non vogliono vivere per lavorare, ma lavorare per vivere.

Purtroppo sempre più frequentemente scatta il “vorrei, ma non posso” perché, in molti casi, il mercato del lavoro non garantisce più il ritorno economico necessario per poter fare queste scelte. Scegliere di avere più tempo a disposizione significa accettare un reddito inferiore. Ma quando le paghe sono al di sotto del livello di guardia una scelta del genere non può neppure essere presa in considerazione. Ed è questo il vero problema dell’Italia. Lo Stivale è un paese che ha un profondo bisogno di cambiamento per evitare una spaccatura che sta diventando sempre più profonda. La classica forbice si allarga in continuazione. Da una parte c’è chi, come Vincenzo Pezzarossa, può fare la scelta di rinunciare a un pò di stipendio per avere più tempo libero. Dall’altro sono in crescita le persone con uno stipendio inadeguato e la crescita della povertà. Non a caso secondo l’ultima rilevazione in Italia ci sono sei milioni di poveri, oltre il 10 per cento dei residenti.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.