Adesso è fondamentale fare chiarezza
Un’altra puntata della telenovela sulle concessioni balneari. Ora ci sarà un rinvio, ed è un bene perché non c’era chiarezza e la scadenza di fine anno rischiava di provocare guasti irreparabili in quanto i bandi non erano pronti perché i Comuni non erano in grado di emettere bandi senza le linee guida del governo. Ma serve chiarezza, non si può procedere con dei rinvii.
La Cassazione ha annullato la sentenza del Consiglio di Stato che il 9 novembre 2021 aveva cancellato la proroga delle concessioni balneari al 2033 imponendo di riassegnarle entro il 31 dicembre 2023. La Suprema Corte non è però entrata nel merito, ma ha accolto il ricorso di Sib Confcommercio e Regione Abruzzo che contestavano la loro mancata ammissione alla causa. La pratica, quindi, torna al Consiglio di Stato per ragioni procedurali. Il che fa pensare che il nuovo giudizio possa essere lo stesso del 2021.
Nel frattempo però scatta un rinvio che è ossigeno puro, perché fare un bando così delicato in pochissimo tempo rischierebbe di provocare danni irreparabili. Però dovrà tassativamente essere l’ultimo rinvio. Molto prima del 31 dicembre 2024 dovrà essere fatta chiarezza. E’ il primo a doverlo fare è lo Stato. La sentenza della Cassazione fa un favore al governo Meloni che ora potrà decidere dopo le elezioni Europee. Ma poi dovrà farlo.
Il settore ha bisogno di chiarezza per tornare a investire, cosa che gli imprenditori non stanno più facendo. Ed è logico che sia così. Nessuno lo farebbe non sapendo quale sarà il futuro prossimo venturo della propria azienda. Però nessun settore può restare competitivo senza investire, figuriamoci per un comparto come quello della balneazione.
Per quanto riguarda il bando poi è necessario studiare una formula che tuteli gli attuali gestori. La formula ideale sarebbe un punteggio composto da più voci. Questo per evitare che conti solo l’aspetto economico, ma si premi anche chi opera già.
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