Site icon Romagna Post

Da Natale all’Epifania in Romagna: riti e tradizioni di un tempo 

Mercoledì 20 dicembre 2023, alle ore 15.00, presso la Sala ex Consiglio Provinciale, piazza Morgagni 9, Forlì, Gabriele Zelli terrà una conferenza dal titolo “Da Natale all’Epifania in Romagna: riti e tradizioni di un tempo”. Intermezzi musicali di Teddi e Vlad Iftode. Verranno eseguiti brani della tradizione popolare romagnola e natalizi.

Il relatore si soffermerà in particolare sulle tradizioni relative al primo dell’anno quando in quella giornata si svolgevano le attività che si desiderava fare per tutti i mesi a seguire o, perlomeno, che si desiderava andassero bene in prospettiva. 

Chi si incontrava per primo il 1° gennaio determinava l’andamento positivo o meno del resto dell’anno. Era ottimo auspico incrociare un uomo, ancor meglio se benestante. Imbattersi in un povero, in un prete o in una donna o, peggio, ospitarli in casa, era considerato di cattivo augurio. 
Ancora oggi, anche se fortunatamente è un aspetto che progressivamente si sta superando, sono diversi gli anziani convinti che le donne, il primo dell’anno, portino disgrazia, tanto che molte anziane non escono di casa e non rispondono neppure al telefono per non “portare male”. 
Un tempo i bambini andavano da tutti i vicini “a dare il buon anno”. Davanti alla porta delle case recitavano in dialetto la filastrocca beneaugurante: “Bon dè, bon ân, bona furtóna par tot l’ân, che Dio u v purta un bon guadâgn int la stala, int e’ purzil e int la saca de’ curpet” [Buongiorno, buon anno, buona fortuna per tutto l’anno, che Dio vi porti un buon guadagno nella stalla, nel porcile e nella tasca del gilet (chiamato corpetto, dove solitamente il capofamiglia teneva il portafoglio)]. Il ritornello veniva ripetuto fino a quando la porta non si apriva e in cambio ricevevavo dolciumi, generalmente preparati in casa, oppure dei soldi, questi ultimi molto graditi anche se erano poche lire. Se la porta rimaneva chiusa o non si otteneva nessuna regalia si ripeteva l’augurio, modificandolo malignamente in: “Bon dè, bon ân… ch’u v mures e’ sumar sota e’ capân!” (Buon giorno, buon anno che vi morisse l’asino sotto il capanno!). 

L’incontro è promosso da Auser. Ingresso libero.

Questo post è stato letto 420 volte

Exit mobile version