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Viabilità alternativa all’auto, ancora troppi politici senza visione

Cesena ha una situazione che non può essere sottovalutata

CESENA. Facendo zapping fra le tivù private giovedì sera ha colpito un dibattito nel quale un politico cesenate non è stato tenero nel giudicare le scelte dell’amministrazione comunale di Cesena relativamente alle piste ciclabili e agli incentivi diretti a chi sceglie di andare a lavorare in bicicletta. Premesso che le diverse visioni della politica sono una ricchezza e che Il pensiero unico sia quanto di peggio ci possa essere. 

Però, alla luce della situazione attuale e al netto delle inevitabili polemiche o critiche partitiche, sembra profondamente sbagliato avere una posizione critica sulle scelte finalizzate a spingere mezzi alternativi all’uso dell’automobile. Non si tratta di essere vetero ambientalisti e integralisti dell’ambiente per ritenere che tra le priorità di Cesena ci siamo scelte che favoriscano la viabilità alternativa. 

Se non altro perché la città ha un record che va visto in negativo, è un mix per certi versi micidiali e che la politica dovrebbe conoscere: troppe auto e centro storico piccolo. E’ uno dei più piccoli d’Italia e, quindi, con la più alta concentrazione di vetture. Per rendersene conto è sufficiente fare una piccola ricerca. Il sessanta per cento dei cesenati si concentra nel raggio di tre chilometri. La rotonda di Torre del Moro e quella della Foglia (Case Finali) distano solo sei chilometri e il centro storico si estende per soli 68 ettari. Quasi 95 mila abitanti stanno stretti in queste misure, che appaiono ancor più vincolanti se confrontate con quelle di altre città: Forlì con 116 mila abitanti ha un centro di 163 ettari, Alessandria con 93 mila abitanti ha a disposizione 169 ettari, Cremona spalma i 73 mila residenti su 169 ettari, Mantova può contare su 238 ettari per 48 mila abitanti.

Una concentrazione che deve far preoccupare per una serie di motivi, a partire dalla produzione di quella Co2 che è uno degli elementi in contrasto diretto con il nostro fisico. Quindi, cercare soluzioni che siano alternative all’uso dell’auto non è una moda, ma una necessità. Questo non significa obbligare nessuno ad abbandonare l’auto. Chiunque è liberissimo di fare quello che vuole. Appunto, ognuno deve essere libero di scegliere come spostarsi. Quindi vanno rispettate tutte le posizioni, comprese quelle dei ciclisti, categoria in continua crescita. E l’unico modo per aiutarli è far crescere la rete ciclabile che è l’unica garanzia di  sicurezza. Probabilmente chi non è d’accordo non conosce i dati sulla qualità dell’aria e quelli sull’incidenza di incidenti gravi nei quali hanno la peggio pedoni e, soprattutto, ciclisti. 

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