l format non convince
CESENA. Una passerella inutile e noiosa. La conferenza stampa di fine anno (poi diventata di inizio anno per i problemi fisici della premier) di Giorgia Meloni era attesa come lo è l’acqua per una persona che attraversa il deserto. Invece, come era prevedibile, si è tradotta in quasi quattro ore di noia. Non per colpa di nessuno. Sia la presidente del Consiglio che i giornalisti hanno fatto la loro parte. Il problema è il format.
La conferenza stampa, per come è strutturata, è la massima espressione della banalità. Il format è consolidato: 42 domande fatte da giornalisti sorteggiati perché quelli presenti sono di più. Quesiti scontatissimi e per i quali ci sono risposte preconfezionate.
Dall’altra il/la presidente del Consiglio che risponde come preferisce senza rischio di essere ripresa/o perché manca il contraddittorio. E il problema è proprio l’assenza di confronto. Mancanza che c’è anche in talk show blasonati dove il conduttore chiede e accetta qualsiasi risposta “evitando” di fare la domanda successiva in base alla risposta data. Ed allora può succedere, come è capitato ieri, che la presidente del Consiglio evochi complotti e poi si rifugi nell’omertà. Lanciare il sasso e tirare indietro la mano è uno sport sempre molto in voga.
E’ un comportamento che non può essere accettato in nessun modo. Soprattutto quando poi il protagonista è la presidente del Consiglio. Se c’è qualcuno che la “ricatta” Giorgia Meloni ha il dovere di dire di chi si tratta. Le persone hanno il diritto di sapere chi cerca di tenere in scacco una nazione, Se, invece, la premier è reticente è legittimo pensare e ritenere che quello che ha detto sia stata una boutade finalizzata a conquistare consensi, comportamento possibile grazie ad un format inutile e che è utile solo al politico di turno.
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