Ma non agli elettori del Pd
CESENA. Cresce la voglia di uomo forte. Emerge dal rapporto “Gli italiani e lo Stato”, curato da LaPolis (Laboratorio di Studi Politici e Sociali dell’Università di Urbino Carlo Bo) con Demos. Risulta che presidenti di Regione e, soprattutto, i sindaci sono riferimenti importanti per i cittadini. Confermati e rafforzati dall’elezione diretta che ne ha valorizzato il volto. Ed ora la maggioranza degli italiani (55 per cento) ritiene che lo stesso orientamento si debba riproporre anche sul governo “nazionale”. Molto è dovuto anche alla stima del Presidente della Repubblica che continua a godere della fiducia di due terzi degli italiani. Immagine rafforzata da come ha gestito le crisi cosa che, agli occhi degli italiani, ha delineato una sorta di “presidenzialismo implicito”. In parte: “preterintenzionale”. Cioè: ben oltre la volontà dell’interessato. Ora l’attuale maggioranza vorrebbe trasferire questo ruolo anche al Presidente del Consiglio.
Il sondaggio conferma la domanda di un leader forte, per compensare la debolezza e il declino dei partiti. Tuttavia, prevale ancora, per quanto di poco, la convinzione che “senza partiti non ci può essere democrazia”. Questa posizione prevale soprattutto nelle generazioni più anziane, oltre i 50 anni, che hanno conosciuto i “partiti”. I due orientamenti, peraltro, si combinano e si incrociano, in larga misura. In quanto la “democrazia senza i partiti” appare credibile soprattutto a coloro che credono nell’importanza del capo. Cioè: di un leader forte. Che possa presentarsi da solo davanti ai cittadini. Quindi, di fronte a questa prospettiva, i più convinti sono gli elettori dei FdI, della Lega. E del M5S. Solo quelli del Pd mostrano distacco dall’idea che possa esserci “democrazia senza partiti”. Ed è comprensibile, in quanto il Pd è l’erede di ciò che rimane dei partiti di massa della Prima Repubblica.
Il disorientamento ha ormai travolto gli italiani ed in particolare coloro che non hanno avuto la fortuna di conoscere una politica con meno difetti di quella attuale. Non è strano, perché è la stessa tendenza di tutt’Europa, anticipata da Russia ed Usa, che, inevitabilmente, porta a ritenere che i difetti della democrazia siano superabili dall’effetto “uomo forte”, anche se questo significa sacrificare libertà e protagonismo personali. Un secolo fa lo stesso effetto fu curato con una guerra terribile. Questa volta a curarlo potrebbe essere l’intelligenza artificiale, che toglierà ad un genere umano che tende a scegliere il peggio, semplicemente la possibilità di scegliere.
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