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Il cambio di casacca è una malattia che ha colpito anche a Cesena

Molti casi in questa tornata elettorale

Abbiamo spesso pensato che il cambio di casacca fosse una (cattiva) abitudine dei parlamentari.

Il web racconta che prima del voto di settembre 2023, nella legislatura precedente, a cambiare gruppo parlamentare erano stati più di trecento senatori e deputati, responsabili di quattrocento “passaggi”. E questo significa che tra 2018 e 2023, qualcuno ha cambiato gruppo più di una volta.

Un po’ tutti abbiamo commentato il fenomeno descrivendolo come una cattiva abitudine romana, legata alla poltrona, ai difetti di chi inizia a frequentare i salotti romani e non vuole più abbandonarli, a una retribuzione cui è difficile rinunciare. Buona parte del disimpegno di questi anni di tanti dalla politica, è stato letto proprio a partire da questa abitudine negativa.

Ma pare che questa malattia tutta italica abbia colpito anche Cesena e lo si vede dalle liste delle prossime elezioni comunali. Qualcosa si era visto nel recente passato, ma adesso il fenomeno è molto più evidente. 

A liste ormai presentate, basta fare un elenco. Candidati sindaco del centrodestra diventati esponenti di un terzo polo tutto made in Cesena, che al suo interno ha già segretari del PD, già esponenti del centrodestra e già esponenti del centrosinistra.

Candidati del centrodestra già esponenti di liste civiche contrapposte al centrodestra e al centrosinistra.

Tutto questo in attesa di capire come si risolverà la vicenda del Movimento 5 stelle (a proposito di mai con il PD).

Stiamo parlando di qualche decina di candidati. È un dato rilevante e che deve fare riflettere sul nuovo volto della politica che, se non lo ha già fatto, rischia di minare la propria credibilità nei confronti degli elettori. 

Ma perché si è arrivati a questa situazione? È chiaro che in questo caso non c’entra nessuna delle motivazioni romane. La poltrona di Consigliere comunale non dà soldi né potere né prestigio. Alla base potrebbe esserci la passione per la politica. Ma è una giustificazione che fatica a tenere. 

Forse una motivazione è quel po’ di notorietà che garantisce l’essere candidati. Ma c’è anche la voglia o la convinzione di poter contare. Ma il tutto va o andrebbe bilanciato col termine coerenza, sostantivo sempre più sottovalutato.

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