RAVENNA. Ogni generazione deve scoprire Nina Simone, sosteneva la femminista Germaine Greer.
Con l’appuntamento di martedì 11 giugno, alle 21 al Teatro Alighieri, il pubblico di Ravenna Festival potrà non solo scoprire o riscoprire la cantante, pianista, scrittrice e attivista per i diritti civili…ma “incontrarla”: in Nina, il pluripremiato soprano americano Claron McFadden compone un ritratto mimetico della grande artista grazie alla tecnica dell’eterodirezione, elemento chiave della poetica di Fanny & Alexander. Partendo dalle registrazioni audio di interviste radiofoniche e televisive e discorsi pubblici, McFadden “abita la voce” di Nina Simone e si fa testimone della forza del suo carattere e del suo spirito creativo, attraversando i momenti più salienti della sua parabola biografica, dalla tensione poetica alla lotta per i diritti delle donne e degli afroamericani, fino a svelarne fragilità e ferite. Lo spettacolo, ideato da Luigi De Angelis che ne firma regia e luci, si basa sulla drammaturgia di Chiara Lagani (che cura anche i costumi). La creazione musicale è affidata alla stessa McFadden e a Damiano Meacci di Tempo Reale; quest’ultimo cura anche musica elettronica e sound design. Alle percussioni Adama Gueye, mentre Andrea Argentieri ha messo al servizio dello spettacolo l’esperienza di Se questo è Levi.
“Quando Luigi mi ha raccontato di questo progetto, ho pensato ‘Questo è il mio momento per conoscere davvero Nina Simone’, per immergermi nel suo mondo – spiega Claron McFadden – Penso che ciò che rende questo spettacolo davvero speciale sia il fatto che non memorizziamo una sceneggiatura e non cerchiamo di dare un’interpretazione. Lasciamo che Nina parli attraverso di me. Ovviamente è impossibile essere passivi, ma l’idea è quella di diventare un contenitore puro per il modo in cui Nina si esprimeva vocalmente, linguisticamente e fisicamente. Credo sia importante essere in grado di raccontare la sua storia, includendo ogni cosa – il dolore, la gioia, la rabbia, l’ingiustizia politica, le malattie, il dolore – ma senza aggiungere o interpretare nulla. Come donna di colore, come musicista che ha lasciato il proprio Paese per simili ragioni, anche se non drammatiche quanto le sue, sono stata abbastanza fortunata da poter realizzare i miei sogni pur di fronte a qualche ostacolo…ma so cosa significa.”
Accanto a Se questo è Levi (vincitore di due Premi Ubu), Nina appartiene a una linea di ricerca con cui Fanny & Alexander compongono ritratti mimetici di figure rilevanti della storia recente – scrittori, artisti, filosofi le cui parole e la cui opera continuano ad avere rilevanza per il nostro presente. La scelta del soggetto di questi ritratti è l’ampia disponibilità di interviste, molte delle quali trasmesse su canali televisivi o radiofonici. Queste registrazioni documentano significativamente non solo le opinioni, ma anche la “vita dell’anima” dei soggetti: poiché non esistono due voci identiche, la voce è la nostra inconfondibile impronta sonora – la voce, e non gli occhi, è dunque lo specchio dell’anima, custode della nostra natura e delle nostre esperienze.
Nel caso di Nina Simone, il punto di partenza è un memorabile concerto del 1976. All’interno del Jazz Festival di Montreux, in Svizzera, l’artista manifestò un’irresistibile necessità di relazionarsi al pubblico, infrangendo i normali confini del rituale dello spettacolo. Più volte nel corso della serata, cominciò a suonare al piano per poi interrompersi e rivolgersi direttamente agli spettatori, senza filtri, condividendo le proprie emozioni in uno strano stato di grazia. Da quel preciso momento – quell’incredibile spazio libero che l’artista creò durante il concerto – nasce Nina, che incorpora la ricostruzione musicale delle sue canzoni, oscillando senza soluzione di continuità fra momenti di pura musica e l’interazione con il pubblico, mettendo così di nuovo in discussione il tradizionale rapporto fra spettacolo e spettatore, alla ricerca di un rapporto fondato sull’emozione e il coinvolgimento.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
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