RAVENNA. Non ha personaggi, non ha trama, ha un titolo apparentemente impronunciabile; è un film di culto e un formidabile affresco visivo-musicale nato da uno di quegli incontri che, nella storia della musica e dell’arte, equivalgono allo spostamento di placche tettoniche.
È Koyaanisqatsi – nella lingua degli indiani d’America hopi “vita sbilanciata” – ovvero il primo di tre gioielli cinematografici che portano la doppia firma del regista Godfrey Reggio e del compositore Philip Glass. Nell’anno in cui Ravenna Festival riflette sul rapporto fra uomo e natura, il Teatro Alighieri ospita la proiezione di Koyaanisqatsi (21 giugno), seguita a ruota da quelle di Powaqqatsi (22 giugno) e Naqoyqatsi (23 giugno). Il trittico è proposto con le musiche originali eseguite dal vivo dal Philip Glass Ensemble, leggendaria formazione che da oltre cinquant’anni è insuperabile interprete dell’opera del suo fondatore, e l’Orchestra della Toscana con la direzione di Michael Riesman. Per la serata di apertura, al PGE e all’ORT si unisce il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”. Come in un balletto classico, la colonna sonora si sviluppa in otto quadri: le coreografie sono i movimenti della cinepresa, che cattura paesaggi mozzafiato e sconfinati orizzonti quanto la frenesia delle grandi metropoli. A danzare è l’età dell’uomo, per un serrato passo a due tra natura e tecnologia. I tre appuntamenti sono possibili grazie al sostegno di Pirelli.
“Mentre lavoravamo sul film incontravo spesso Godfrey per scoprire direttamente da lui come si stavano sviluppando le sue idee,” ha raccontato Philip Glass sul processo creativo all’origine dei film nati dalla collaborazione con Reggio (oltre alla trilogia, anche Anima Mundi e Visitors). “La versione ufficiale di Godfrey era quella di un dialogo fra noi. La verità però è più semplice: lui mi parlava delle sue idee e del loro contesto, e io mi limitavo ad ascoltare. Godfrey dava voce a una visione potente, oggi forse scontata ma al tempo piuttosto unica, ben lontana dallo stereotipo che denigra la tecnologia e idealizza gli stili di vita tradizionali. L’interazione fra tecnologia e stili di vita è un tema su cui lui ha riflettuto e continua a riflettere molto, ma ciò che rende il suo lavoro ancora più speciale è proprio l’assenza dei preconcetti e pregiudizi che noi tutti tendiamo ad avere riguardo a temi di questo tipo.”
Nel suo messaggio per il pubblico del Festival, il compositore scrive: “Ognuno di questi tre lavori evoca un’esperienza unica tra immagine, musica e spettatore. Io e Godfrey Reggio siamo lieti che Ravenna Festival, del quale sono stato ospite in passato con il Philip Glass Ensemble, accolga la Trilogia Qatsi nella sua versione live e più completa mai presentata prima”. Il Festival è infatti capofila della cordata che – a inclusione del Barbican di Londra, del Mupa di Budapest e della National Concert Hall di Dublino – ha commissionato la versione per orchestra di Naqoyqatsi a coronamento della trilogia. Per questa prima mondiale sarà in scena anche la violoncellista Erica Piccotti (mentre per Powaqqatsi è coinvolto il Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio). Così, sera dopo sera, si compie il viaggio dall’antico al contemporaneo, dalla natura incontaminata alla rivoluzione industriale, esplorando ciò che la vita è diventata: priva di equilibrio, in continua trasformazione e segnata da conflitti.
Dopo la fortunata congiunzione dei pianeti Reggio e Glass, il rapporto fra musica e immagine non è più stato lo stesso. Grazie anche alla fotografia di Ron Fricke e all’impiego di tecniche che vanno dallo slow motion al time-lapse, Koyaanisqatsi (1983) è una pietra miliare della cinematografia – non a caso è stato inserito nel registro nazionale della US Library of Congress per il suo valore culturale, storico ed estetico. Profetico manifesto sull’avvento e il complimento dell’Antropocene che lascia la propria indelebile impronta su un pianeta dalle finite risorse, Koyaanisqatsi non ha dialoghi. “La scelta non denota la mancanza d’amore per la lingua – ha chiarito Godfrey Reggio in passato – ma dal mio punto di vista il linguaggio verbale sta subendo una profonda umiliazione, non essendo più in grado di descrivere il mondo in cui viviamo”. Prima dei titoli di coda, lo schermo mostra cinque traduzioni della parola Hopi koyaanisqatsi: vita folle, vita disordinata, vita senza equilibrio, vita che si disintegra, ma anche “stato di esistenza che richiede un altro modo di vivere”.
Il Philip Glass Ensemble è stato fondato a New York nel 1968 da Philip Glass come laboratorio per la propria musica. Il suo obiettivo era sviluppare una pratica esecutiva che potesse abbracciare le nuove sfide tecniche e artistiche create dalle sue composizioni. Facendosi pioniere della sua musica, il PGE è diventato una fonte di ispirazione creativa per Glass e i suoi membri rimangono inimitabili interpreti del suo lavoro. L’Orchestra della Toscana è stata fondata a Firenze nel 1980, per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze; la sua storia artistica è segnata dalla presenza e dalla collaborazione con musicisti illustri come Luciano Berio, Salvatore Accardo, Martha Argerich, Gianandrea Gavazzeni, Yo-Yo Ma, Uto Ughi.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Questo post è stato letto 169 volte