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Selvaggio ovest. Libro ambientato in Maremma che scorre bene

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Unisce i butteri e Buffalo Bill

Un finale movimentato, in parte prevedibile e in parte no. E’ la caratteristica di “Selvaggio Ovest” (352 pagine NN editore). Ma il finale di un libro è sempre complicato. Serve equilibrio. E Daniele Pasquini tutto sommato lo ha avuto. Ma il volume è da apprezzare per tutta una serie di motivi. Innanzitutto scorre che è una bellezza e permette al lettore di entrare subito nell’ambientazione. Del resto nella sestina del Bancarella non si entra per grazia ricevuta. 

Il libro, narrato in terza persona, è ambientato nella Maremma di fine Ottocento. La zona era abitata da pastori, butteri, carbonai e briganti. Una terra povera e afflitta dalla malaria dove non vi era altro oltre i cavalli, la gente che li domava, le mandrie di vacche e qualche fiera di bestiame. Sempre nello stesso periodo, dall’altra parte dell’oceano, la conquista dell’Ovest era al suo culmine storico e il Wild West Show di Buffalo Bill arrivava in Italia per una tournée, che passò anche da Firenze. È su questi due elementi che si sviluppa la trama del nuovo romanzo dello scrittore di Pontassieve.

La storia principale è quella di Giuseppe, un buttero che tutti chiamano Penna. L’abigeato è uno dei grimaldelli narrativi usati dall’autore per legare le differenti storie e per mettere sulla scena diversi personaggi come la bellissima Gilda, scampata alla brutalità degli uomini o il vanitoso carabiniere Orsolini. 

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