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Il turismo soffre. Modello romagnolo da rivedere

Sbagliato guardare solo le presenze

Quale sarà il bilancio della stagione turistica? Il modello romagnolo regge ancora? La vigilia di Ferragosto non dovrebbe essere tempo di bilanci. Però è già possibile cominciare a capire come sono andate le cose. E il barometro pare tendere al peggio.

Sul fronte delle presenze ci sono segnali contraddittori. C’è chi sostiene che sono in aumento, ma c’è anche la versione opposta che poi conforta l’impressione che si ha passeggiando sulla spiaggia o nel cuore delle località balneari. Ma, al di là delle guerra delle cifre, quello che pare emergere con chiarezza è una crisi dal punto di vista economico. Si consuma meno. Ed è quello che conta. Perciò il numero delle presenze è relativo. E forse è giusto fare quella riflessione sul nostro modello turistico che in molti e in numero sempre crescente chiedono di fare.

La situazione nella quale ci troviamo non è dovuta al caso e neppure per una sfortunata congiunzione astrale. E’ invece frutto della nostra politica. Le presenze sono peggiorate dal punto di vista qualitativo. La nostra clientela è rappresentata soprattutto da persone con scarsa capacità di spesa. Questo perché abbiamo puntato su formule tutto compreso a prezzi molto contenuti e che non lasciano marginalità all’imprenditore. Inoltre circa i due terzi  dei nostri clienti sono quelli che arrivano da Emilia e Lombardia, quindi un turismo di prossimità che oltretutto è in balia del tempo. 

Noi invece avremmo bisogno di rafforzare il turismo straniero o comunque che viene da lontano. Quello che ti prenota una permanenza piuttosto lunga e che non disdice all’ultimo momento se il meteo è negativo e che quando è in zona fa delle cose e spende. Quindi noi avremmo bisogno di cambiare il modello andando in questo senso. Serve ripristinare quel  turismo del passato, quando eravamo la meta preferita dai tedeschi.

Quindi l’analisi dei dati della stagione va fatta in profondità. Non ci si deve fermare al numero delle presenze (spesso effimero), ma guardarci dentro e in questo senso la stagione è preoccupante. Ma non non è un dato circoscritto all’estate 2024. Quello che è successo negli ultimi anni mostra questi limiti che sono amplificati dal fatto che le famiglie hanno sempre meno soldi per le vacanze. 

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