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Briatore non ha inventato niente. La sua pizza assomiglia alla piadipizza

Ma costa infinitamente di più

Essendo distante anni luce dal mio modo di vedere, agire e pensare Briatore non può essermi simpatico, ma è indubitabile che sia un grande imprenditore. I successi che ha ottenuto sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre è un grande comunicatore. Lo sta dimostrando in questi giorni mentre è impegnato a Napoli per lanciare la sua pizzeria che propone un prodotto che è anni luce distante da quello tradizionalmente servito nelle pizzerie partenopee. 

Briatore prima ha fatto polemica con Sorbillo (pizzaiolo napoletano più famoso) che poi però è andato all’inaugurazione del nuovo locale. Poi ha pesantemente criticato la pizza napoletana definendola un chewing gum. Sta di fatto che il locale è partito benissimo e c’è già il tutto esaurito per un mese.

Quella di Briatore è comunque una bella sfida: aprire una pizzeria a Napoli con un prodotto completamente diverso da quello storico. E lo fa con un prodotto molto simile a quello che, in certo qual modo, ha innovato i chioschi romagnoli della piadina. Sicuramente è un caso, ma la pizza servita nel locale di Briatore è molto simile alla piadipizza che da anni è prodotta nei nostri chioschi. Poi poco conta che sia o no con il lievito. In Romagna viene fatta in tutti e due i modi. 

Il problema, per il prodotto di casa nostra, è il prezzo. La piadipizza costa attorno ai sei euro. Da Briatore per una margherita si spendono diciassette euro. Quindi con le farciture il costo aumenta. Secondo il manager che ha inventato Crazy pizza il tutto è determinato dalle materie prime utilizzate. Giustificazione molto parziale. E’ facile immaginare che se nei nostri chioschi fossero utilizzati i prodotti incensati da Briatore di pochissimi euro e non si toccherebbero i picchi del Crazy. 

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