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Non è il solito Wilbur Smith ma la lettura resta piacevole

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Grido di guerra

Questa volta è toccato ad un classicone. Quando in libreria ho visto la copertina (in edizione economica) di “Grido di guerra” di Wilbur Smith non ho avuto dubbi. E’ l’ultimo grande romanzo del maestro mondiale dell’avventura. La pubblicazione risale al 2018, tre anni prima della morte dello scrittore. Il libro è scritto a quattro mani. Wilbur Smith ha collaborato con David Churchill.

E’ una storia di spionaggio ambientata in Africa all’alba del secondo conflitto mondiale. Ma è anche una storia d’amore tra la protagonista cresciuta nel Kenya coloniale e il più giovane dei due ereditieri di un magnate della nascente industria automobilistica tedesca. Suo fratello è anche membro attivo del partito nazista. Sullo sfondo dell’Europa dilaniata dal conflitto Saffron e Gerhard assistono, entrambi in prima linea ma su fronti opposti, allo scontro tra i rispettivi mondi. Il loro legame riuscirà a resistere?

Il volume è interessante. Ma è diverso dai soliti lavori di Wilbur Smith. Il ritmo non è incessante. E’ più compassato del solito. I colpi di scena ci sono, ma meno frequenti del solito. Inoltre non ci sono le tradizionali descrizioni mozzafiato di paesaggi africani. Quelle che ti facevano innamorare dell’Africa. Ma tutto è ampiamente equilibrato dalla ricostruzione del periodo storico in cui è ambientato. Stiamo parlando del conflitto più efferato della storia dell’uomo. Ma soprattutto perché mette in luce eventi sconosciuti mai raccontati sui libri scolastici.

Lo stile è bello a partire dalla minuziosa descrizione dei particolari e da quella della psicologia dei personaggi.

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