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Il governo sprizza ottimismo ma l’Istat frena gli entusiasmi

April 11, 2023, GOSSELIES, Belgium: Illustration picture shows a female technician working on an F16 fighter jet during a visit to Orizio, Walloon aerospace flagship, owner of Sabca and Sabena Engineering, Tuesday 11 April 2023 in Gosselies. The aircraft maintenance plant of Sabena Engineering is part of the visit. Through its subsidiaries, Orizio is active in the design, development and manufacture of aeronautical and space equipment, offers maintenance and engineering services for aircraft, has industrial activities in the drone market and provides solutions to promote the sustainable development of the industry. (Credit Image: © Jonas Roosens/Belga via ZUMA Press)

Le ultime rilevazioni sull'economia

Ci sono le condizioni per essere ottimisti sul futuro? I partiti di governo sprizzano  ottimismo, ritengono che tutto vada bene. Invece leggendo le elaborazioni Istat la fiducia tende a diminuire. Nello scorso mese di novembre la produzione industriale italiana è diminuita in termini tendenziali per il ventiduesimo mese consecutivo. Il confronto è anno su anno. Il calo registrato è dell’1,5%,  che segue il -3,5% di ottobre. Bisogna risalire a gennaio 2023 per trovare un segno “più”. L’unica notizia positiva è che in novembre c’ è stato un aumento dello 0,3 rispetto al mese precedente.

Nel contempo si registrano incrementi per l’energia (+4,3%) e i beni di consumo (+2,6%), tra cui alimentari e prodotti farmaceutici, ma diminuisce  la produzione di beni intermedi (-2,5%) e strumentali (-4,9%).

Inoltre anche da Bankitalia non dispensa ottimismo. Nell’ ultima rilevazione del 2025 la percentuale delle imprese che hanno espresso valutazioni negative è salita al 30%, dal 21%, a fronte della sostanziale stabilità della quota di chi ha ravvisato un miglioramento (5% da 6%).

La rilevazione è stata fatta con le imprese italiane dell’industria e dei servizi non finanziari con almeno 50 addetti. Nelle valutazioni delle imprese la domanda si è indebolita, in particolare quella proveniente dall’estero e quella rivolta al comparto dei servizi. Incidono l’incertezza economico-politica e, in misura più contenuta, i timori sull’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche e, soprattutto tra gli esportatori, sulle politiche circa gli scambi commerciali internazionali.

Però le imprese non abbassano la guardia e prefigurano un’espansione degli investimenti nella prima metà del 2025, nonostante continuino a ritenere sfavorevoli le condizioni per investire. E comunque la maggior parte  prevede di mantenere invariata la propria forza lavoro.

Il governo sprizza ottimismo

ma l’Istat frena gli entusiasmi

Ci sono le condizioni per essere ottimisti sul futuro? I partiti di governo sprizzano  ottimismo, ritengono che tutto vada bene. Invece leggendo le elaborazioni Istat la fiducia tende a diminuire. Nello scorso mese di novembre la produzione industriale italiana è diminuita in termini tendenziali per il ventiduesimo mese consecutivo. Il confronto è anno su anno. Il calo registrato è dell’1,5%,  che segue il -3,5% di ottobre. Bisogna risalire a gennaio 2023 per trovare un segno “più”. L’unica notizia positiva è che in novembre c’ è stato un aumento dello 0,3 rispetto al mese precedente.

Nel contempo si registrano incrementi per l’energia (+4,3%) e i beni di consumo (+2,6%), tra cui alimentari e prodotti farmaceutici, ma diminuisce  la produzione di beni intermedi (-2,5%) e strumentali (-4,9%).

Inoltre anche da Bankitalia non dispensa ottimismo. Nell’ ultima rilevazione del 2025 la percentuale delle imprese che hanno espresso valutazioni negative è salita al 30%, dal 21%, a fronte della sostanziale stabilità della quota di chi ha ravvisato un miglioramento (5% da 6%).

La rilevazione è stata fatta con le imprese italiane dell’industria e dei servizi non finanziari con almeno 50 addetti. Nelle valutazioni delle imprese la domanda si è indebolita, in particolare quella proveniente dall’estero e quella rivolta al comparto dei servizi. Incidono l’incertezza economico-politica e, in misura più contenuta, i timori sull’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche e, soprattutto tra gli esportatori, sulle politiche circa gli scambi commerciali internazionali.

Però le imprese non abbassano la guardia e prefigurano un’espansione degli investimenti nella prima metà del 2025, nonostante continuino a ritenere sfavorevoli le condizioni per investire. E comunque la maggior parte  prevede di mantenere invariata la propria forza lavoro.

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