Produzione industriale in picchiata. E’ una catastrofe

Rilevazione Istat: nel 2024 calo del 3,5 per cento

La notizia è di quelle che fanno accapponare la pelle, ma se non è passata sotto silenzio poco ci manca. Probabilmente il Festival di Sanremo ha anestetizzato ulteriormente buona parte dell’informazione italiana. Però c’è da preoccuparsi: il 2024 si chiude con una diminuzione della produzione industriale del 3,5% rispetto al 2023. E’ l’attacco di un lancio fatto dall’Ansa dopo la comunicazione dell’Istat.

A dicembre 2024 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca del 3,1% rispetto a novembre. Al netto degli effetti di calendario, a dicembre 2024 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 7,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 contro i 18 di dicembre 2023).

Ma non è l’unica cattiva notizia: qualche giorno fa l’Ufficio parlamentare di bilancio ha pubblicato una nota in cui aggiorna le stime di crescita del Pil  per il 2025 e il 2026. Le revisioni mostrano un quadro sempre più negativo: per il 2024, la crescita dovrebbe essere dello 0,7 per cento (nelle previsioni fatte a fine 2023 per l’anno successivo, doveva essere all’1,2 per cento), mentre nel 2025 e nel 2026 sarà rispettivamente dello 0,8 e dello 0,9 per cento. Insomma, siamo tornati stabilmente nel territorio della crescita dello “zero virgola”, una prospettiva decisamente deludente per un paese il cui Pil è ancora fermo ai livelli del 2008.

Il problema è il blocco della domanda interna. L’Upb invita a mettere in campo politiche che la stimolino. Il problema è che gli italiani non hanno soldi da spendere a causa della stagnazione economica degli ultimi due decenni e il potere d’acquisto è colato a picco.

C’è poi un dato che nessuno prende in considerazione, ma sul quale l’Upb invita a riflettere: siamo troppo dipendenti dalle esportazioni. Dal 2000 al 2008 sono andati di pari passo crescita di consumi interni e esportazioni. Poi le cose sono cambiate: nel 2023 i consumi interni valevano l’otto per cento in meno rispetto al 2008, mentre le esportazioni sono cresciute del 20 per cento. Il problema è che basare la propria crescita solo sulle esportazioni ha due grossi svantaggi: l’export pesa solo per una frazione dell’economia nazionale e c’è il rischio della volatilità legato alle fluttuazioni della domanda.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.