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Produzione industriale in picchiata. E’ una catastrofe

April 11, 2023, GOSSELIES, Belgium: Illustration picture shows a female technician working on an F16 fighter jet during a visit to Orizio, Walloon aerospace flagship, owner of Sabca and Sabena Engineering, Tuesday 11 April 2023 in Gosselies. The aircraft maintenance plant of Sabena Engineering is part of the visit. Through its subsidiaries, Orizio is active in the design, development and manufacture of aeronautical and space equipment, offers maintenance and engineering services for aircraft, has industrial activities in the drone market and provides solutions to promote the sustainable development of the industry. (Credit Image: © Jonas Roosens/Belga via ZUMA Press)

Rilevazione Istat: nel 2024 calo del 3,5 per cento

La notizia è di quelle che fanno accapponare la pelle, ma se non è passata sotto silenzio poco ci manca. Probabilmente il Festival di Sanremo ha anestetizzato ulteriormente buona parte dell’informazione italiana. Però c’è da preoccuparsi: il 2024 si chiude con una diminuzione della produzione industriale del 3,5% rispetto al 2023. E’ l’attacco di un lancio fatto dall’Ansa dopo la comunicazione dell’Istat.

A dicembre 2024 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca del 3,1% rispetto a novembre. Al netto degli effetti di calendario, a dicembre 2024 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 7,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 contro i 18 di dicembre 2023).

Ma non è l’unica cattiva notizia: qualche giorno fa l’Ufficio parlamentare di bilancio ha pubblicato una nota in cui aggiorna le stime di crescita del Pil  per il 2025 e il 2026. Le revisioni mostrano un quadro sempre più negativo: per il 2024, la crescita dovrebbe essere dello 0,7 per cento (nelle previsioni fatte a fine 2023 per l’anno successivo, doveva essere all’1,2 per cento), mentre nel 2025 e nel 2026 sarà rispettivamente dello 0,8 e dello 0,9 per cento. Insomma, siamo tornati stabilmente nel territorio della crescita dello “zero virgola”, una prospettiva decisamente deludente per un paese il cui Pil è ancora fermo ai livelli del 2008.

Il problema è il blocco della domanda interna. L’Upb invita a mettere in campo politiche che la stimolino. Il problema è che gli italiani non hanno soldi da spendere a causa della stagnazione economica degli ultimi due decenni e il potere d’acquisto è colato a picco.

C’è poi un dato che nessuno prende in considerazione, ma sul quale l’Upb invita a riflettere: siamo troppo dipendenti dalle esportazioni. Dal 2000 al 2008 sono andati di pari passo crescita di consumi interni e esportazioni. Poi le cose sono cambiate: nel 2023 i consumi interni valevano l’otto per cento in meno rispetto al 2008, mentre le esportazioni sono cresciute del 20 per cento. Il problema è che basare la propria crescita solo sulle esportazioni ha due grossi svantaggi: l’export pesa solo per una frazione dell’economia nazionale e c’è il rischio della volatilità legato alle fluttuazioni della domanda.

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