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“L’autoritratto di Melozzo da Forlì: uno dei primi della storia dell’arte” di Gabriele Zelli

Mentre a Forlì si svolge la mostra dedicata all’autoritratto “Nello specchio di Narciso. Il ritratto dell’artista. Il volto, la maschera, il selfie”, con decine di conferenze ed eventi collegati a quel tema, sembra che nessuno, né fra gli organizzatori della rassegna, né fra gli esperti locali e nazionali si sia ricordato che fra i primi autoritratti della storia dell’arte c’è proprio quello del forlivese Melozzo degli Ambrogi (1438-1494).
L’osservazione è partita dal professor Marco Vallicelli, docente di storia dell’arte del Liceo “Antonio Canova” e buon conoscitore del periodo storico fin dai tempi della sua fortunata monografia sull’altro importante artista cittadino Marco Palmezzano (1460-1539). Tra il 1477 e il 1479, per altri fra il 1484 ed il 1493, Melozzo da Forlì eseguì gli straordinari affreschi nella cupola della sagrestia di San Marco della Basilica del Santuario della Santa Casa di Loreto, commissionati dal cardinale Girolamo Basso della Rovere (1434-1507). 
“Si trattò di uno dei primi esempi di cupola decorata”, precisa Marco Vallicelli, “da figure ed elementi architettonici, temi decorativi fortemente influenzati da Andrea Mantegna (1431-1506) della Cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani a Padova (sicuramente frequentata dal Nostro, in quanto riconosceva come Maestro Ansuino da Forlì, altro pittore forlivese del Quattrocento, che ha dipinto la parete opposta della medesima cappella)”.

La volta di Loreto presenta uno scheletro architettonico dipinto con costoloni e cornici convergenti verso la sommità della cupola che inquadrano finestre aperte sul cielo e in corrispondenza delle quali si trovano otto Angeli con le ali spiegate e recanti i Simboli della Passione. In corrispondenza della base del tamburo della cupola ci sono una serie di Profeti rappresentati seduti su un cornicione dipinto.
Le figure sembrano inserirsi perfettamente nelle architetture dipinte, offrendo un esempio di abilità prospettica quattrocentesca che fece meritare al Melozzo il riconoscimento di grandissimo prospettivo da parte di Giorgio Vasari (1511-1574).
Nella parete sottostante si trova l’Ingresso di Gesù a Gerusalemme, racchiuso entro un riquadro centinato. “Proprio qui, a margine del gruppo degli astanti (i Discepoli di Cristo), a destra di chi osserva”, afferma lo storico dell’arte Marco Vallicelli, “si nota un uomo che guarda verso lo spettatore, con studiata fisionomia.
Per tutti gli storici dell’arte, dagli antichi a Federico Zeri (1921-1998), è parsa lapalissiana l’identificazione con l’autoritratto dello stesso Melozzo, il Pictor papalis iniziatore del Rinascimento”. 

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