10 Giugno 2025
LaCorelli- PH Angelo Palmieri 1

L'orchestra La Corelli

L’orchestra La Corelli

RAVENNA. La speranza è una porta aperta sul domani: da sempre è la speranza a nutrire il futuro, ad alimentare la spinta a guardare avanti, anche nei momenti più difficili.

Come quello che il mondo sta attraversando ora. Dunque, in questa XXXVI edizione di Ravenna Festival, intitolata al coraggio del più improbabile dei cavalieri della storia della letteratura – “Donde hay música no puede haber cosa mala” esclama Sancho, lo scudiero di Don Chisciotte – ecco che spicca un’opera che sembra tradursi come un vero e proprio inno alla speranza: Rut. Raccolti di speranza, sacra rappresentazione per coro, soli e piccolo ensemble strumentale. Frutto di una commissione del festival ravennate, è in scena in prima martedì 10 giugno (repliche fino al 16 giugno, tranne sabato) alle ore 19 alla Basilica di San Giovanni Evangelista. Una commissione che si lega al Giubileo della speranza e che, ispirata a uno dei migliori esempi dell’arte narrativa biblica, il “libro di Rut”, si costruisce sull’incontro del testo di Francesca Masi con la musica di Marianna Acito. A interpretarla, insieme all’Ensemble La Corelli diretto da Mattia Dattolo e al Gruppo Vocale Heinrich Schütz preparato da Roberto Bonato, le voci soliste del soprano Laura Zecchini, del mezzosoprano Daniela Pini e del tenore Angelo Testori.

La vicenda cui questa nuova sacra rappresentazione si riferisce è la storia di Rut, sola, vedova e straniera e povera; ad accompagnarla c’è Noemi, la suocera, anch’ella rimasta sola, senza marito né figli, senza discendenza. Rut sposerà Boaz, un ricco e generoso possidente e genererà dei figli, da cui poi discenderà anche il re Davide. In un testo singolare, che va oltre il semplice racconto per interrogarci su questioni di grande attualità, l’accoglienza dello straniero e la fecondità, anche culturale, che può passare attraverso essa.

«Rut – spiega Francesca Masi, autrice del libretto – è una donna che occupa, con la tenacia della speranza, lo spazio pubblico e si prende la scena, tenendo per mano altre donne, tra queste ci siamo anche noi, donne sgomente, furiose e ferite da un tempo ruvido e ostinato che non sa accogliere il cambiamento. Rut è madre perché sa distaccarsi e attaccarsi, sa lasciare e sa raccogliere, sa generare discendenza e sa essere integrata in una stirpe. Non è possibile nemmeno pensare di tradurre, di parafrasare, di mediare la potenza di una scrittura antica e archetipica come quella dell’antico rotolo di Rut. Ma possiamo bussare con delicatezza a quelle parole dure e smaglianti, che si scagliano come pietre nell’opacità dei pensieri corti e nello stesso tempo scorrono come olio sulla pena delle nostre ferite».

Mentre la compositrice Marianna Acito sottolinea come «nei 4 movimenti corrispondenti ai capitoli del testo biblico, la composizione costruisca un percorso musicale che traduce in suono l’evoluzione emotiva delle protagoniste. Al silenzio iniziale, un vuoto carico di perdita, subentra progressivamente una scrittura sempre più densa, capace di accogliere voci, strumenti, coralità […] Si tratta di un oratorio contemporaneo che non cerca un’espressività “sacra” convenzionale, ma una spiritualità musicale incarnata, che parla a chi ascolta oggi. Un canto di speranza intrecciato al dolore, alla fedeltà, alla possibilità del riscatto. Da raccogliere, come il grano, nei campi della nostra epoca».

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org

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