16 Giugno 2025
tersi Lorenzo

Il recente Rapporto Mediobanca sul panorama enologico italiano dice tante cose. Prima di tutto che l’Emilia Romagna conta, tanto da annoverare quattro big nella top quindici nazionale per fatturato (Cantine Riunite & Civ al primo posto, Argea che controlla Poderi dal Nespoli al secondo, Caviro al quarto e Terre Cevico). Dice anche che il mercato è in stallo (fatturati ed export stabili), i volumi sono in flessione su tutti i canali (-2,5%), ma gli spumanti vanno in controtendenza (+4,1%). Ribadisce infine che il nostro Paese resta una potenza mondiale: primo esportatore di vino per quantità (21,7 milioni di ettolitri nel 2024) e secondo per valore (8,1 miliardi di euro dietro solo agli 11,7 miliardi della Francia). 

Di cosa serve al settore ne parla il cesenate Lorenzo Tersi, osservatore di lungo corso delle dinamiche economiche del mondo del vino, fondatore di LT Wine & Food Advisory società di consulenza.

Premette che tutti gli indicatori dicono che c’è una frenata nei consumi, ma questo non riguarda solo il mondo del vino. Il fashion va molto peggio. Nel vino invece si sta andando verso la tendenza del bevo meno, ma bevo meglio, propensione partita negli Usa dove si sta diffondendo il consumo a bicchiere. Scelta fatta da sette americani su dieci.

Secondo Tersi ora servono risposte diversificate. Ad esempio stanno tornando le mezze bottiglie. Sia per abbattere i costi che per poter degustare cose diverse. Comunque al vino  non si rinuncia perché è un aspetto della nostra cultura. E’ alla base della convivialità. E cita Angelo Gaja, uno dei grandi del settore: “il vino accende il motore, innesca la convivialità, supera la timidezza, fa aprire agli altri, ma cauti a sfiorare l’ebbrezza senza mai superarla”. 

Per come competere nel mercato Tersi suggerisce dimensioni, forza e strumenti per allargare gli orizzonti. Un dato parla da sé: le prime 125 aziende del vino italiano fanno il 65 per cento del business, a fronte di 33 mila imprese vinicole. 

Tra gli esempi virtuosi cita Guidi, importante player del food, che ha completato la sua proposta con un’azienda storica come Cantine Spalletti a Savignano. Un po’ come ha fatto il gruppo della pasta fresca Luciana Mosconi con la Monacesca cantina di riferimento del verdicchio nelle Marche. Oppure Terre Cevico con Tenuta Masselina e la storica cantina Montresor a Verona; Caviro con Gerardo Cesari con l’Amarone.  Sono operazioni che consentono a questi gruppi di ampliare la gamma delle proprie offerte con prodotti premium per presentarsi con un portafoglio completo nei mercati esteri.

Per la Romagna Tersi ritiene che il territorio debba puntare sul mercato dell’ospitalità dove ci sono immensi margini di crescita grazie ai milioni di turisti che affollanno le nostre spiagge. Ed è certo che un ruolo centrale lo possa giocare l’Albana, vitigno principe della Romagna. Nel Garda ci sono riusciti col Lugana.

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