Sono già sei anni che Ottorino Bartolini (“Otorino” per gli amici) se ne è andato ma il vuoto che ha lasciato è ancora ben presente. Tra coloro che gli volevano bene e lo apprezzavano ma anche nella vita politica cittadina dove la sua voce, forte e nitida, non si stancava di portare le proprie ragioni in difesa dei più deboli e degli oppressi.
La sala consiliare forlivese è a ferro di cavallo è il tavolo della stampa è al centro dell’emiciclo e… delle dispute. E così i giornalisti presenti, fra i quali il sottoscritto che nella veste di addetto stampa non mancava ad ogni seduta, si trovavano tra le due opposte fazioni. Zanniboni che fu sindaco dal 1980 al 1990 era avversario tenace non disdegnava quando la lotta politica lo richiedeva, cimentarsi in tenzoni oratorie. Erano due gli avversari del primo cittadino per così dire più accesi nei loro interventi: Romano Baccarini, esponente della DC locale poi divenuto parlamentare e Bartolini che rappresentava il gruppo Psi, partito che faceva parte della maggioranza ma tra Zanniboni e l’esponente socialista c’era una sorta di idiosincrasia reciproca che travalicava gli accordi di partito.
Ricordo dialoghi ad alto tenore di voce che si protraevano per diversi minuti senza che nessuno dei contendenti mostrasse il minimo cenno ad abbassare i toni e ritirarsi dalla contesa. Sì, il confronto politico era molto aspro ma chiari per tutti, maggioranza e opposizione, erano gli interessi della città e sui temi importanti quasi sempre si trovava l’accordo.
Bartolini proveniva da Cesena da una famiglia antifascista (era nipote di un Sozzi) e prima dell’incarico di presidente dell’Istituto storico per la Resistenza aveva ricoperto quello di Presidente del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Era un uomo coltissimo, aveva girato il mondo in lungo e in largo ed era un appassionato collezionista. Rammento la sua preziosa raccolta di atlanti geografici appartenenti a varie epoche esposta ad una mostra a palazzo Albertini con le pagine aperte sul medio oriente (i confini degli Stati cambiavano ad ogni atlante…).
Scrittore di lungo corso, di antica e consolidata fede europeista, ha pubblicato vari libri e ogni volta mi faceva dono di una copia a me dedicata.
“Avevi un brutto carattere – disse commosso il giornalista Pietro Caruso tratteggiandone la figura al suo funerale – ma eri un uomo leale e sincero e hai combattuto la buona battaglia con coraggio e con coraggio hai difeso le tue idee per far vincere libertà e democrazia. Ci mancherai caro Ottorino”.
Ennio Gelosi
Questo post è stato letto 26 volte