Romagna Post

Alessio Boni e il grande amore di Verdi

CERVIA. Lui era il “Mago”, il “Pasticcio” e a volte il “Mostro”; lei era “Peppina”. Lui era Giuseppe Verdi, lei Giuseppina Strepponi e i nomignoli affettuosi (e curiosi) costellavano le lettere appassionate che i due si scambiavano.

A quell’amore è dedicato il nuovo appuntamento del Trebbo in musica di Ravenna Festival a Cervia-Milano Marittima: domenica 29 giugno, alle 21.30 è all’Arena dello Stadio dei Pini, per La traviata sono io Alessio Boni è interprete del testo di Filippo Arriva che immagina e racconta la passione di Violetta e Alfredo in dialogo con la relazione, a lungo contrastata dai benpensanti, fra Verdi e il soprano che diventò la sua seconda moglie. Si ritorna insomma negli anni attorno al 1853, quando prese forma La traviata, per rievocarne la genesi in una narrazione punteggiata dalle musiche di Marco Salvio da Verdi, eseguite dal Duo Miroirs, ovvero i pianisti Antonello D’Onofrio e Claudio Soviero. L’appuntamento è reso possibile dal sostegno di La BCC Ravennate Forlivese e Imolese e Confartigianato Ravenna.

“Appena ho letto i testi originali, reali, del carteggio che Filippo Arriva ha riscoperto e selezionato, ne sono stato subito colpito – sottolinea Alessio Boni – Verdi, certo, per quest’opera si è ispirato a La Dame aux camélias di Alexandre Dumas, ma non c’è dubbio che nella storia di Violetta si possa riflettere la vicenda del suo amore con Giuseppina Strepponi. (…) Credo che Verdi intenzionalmente abbia deciso di mettere in musica una storia d’amore così affine alla propria”. Dopo tutto il soprano, che all’epoca del suo incontro con il vedovo Verdi, quando divenne protagonista del Nabucco nel 1842, aveva già avuto altre relazioni e due figli illegittimi, era giudicata e additata come “donna perduta” dalla borghesia bigotta e moralista.

Così una delle opere più celebri, amate e rappresentate al mondo si specchia nella relazione fra il compositore e il soprano e viceversa, regalando uno spaccato della storia fra Giuseppina e il suo adorato Mostro e gettando luce sui cantucci privati di un legame fiorito a dispetto delle convenzioni sociali e a lungo rimasto segreto. Le lettere del “contadino” Verdi e di Giuseppina, elegante e raffinata dama del bel mondo parigino sono una vera e propria educazione sentimentale, lungo le note di un patrimonio musicale unico al mondo. “Io amo la musica e in particolare l’opera, che è nel nostro Dna – continua Boni – Noi italiani siamo conosciuti nel mondo per l’arte figurativa dei grandi, Michelangelo. Raffaello, Caravaggio, ma dal punto di vista teatrale è l’opera il nostro biglietto da visita”.

Questo post è stato letto 35 volte

Exit mobile version