Il gruppo consiliare Cesena Siamo Noi ha presentato un emendamento alla proposta di delibera n. 72/2025 che prevede la proroga della concessione dell’impianto sportivo dell’Ippodromo del Savio alla società HippoGroup fino al 2037. Questa la nota di Marco Giangrandi e Denis Parise del gruppo consiliare.
Ribadiamo il nostro massimo sostegno alle imprese che operano sul territorio, ma riteniamo che una proroga così lunga, senza reali contropartite per la città, sia fortemente sbilanciata a favore del concessionario privato. Per questo chiediamo con forza che parte degli spazi e delle attività dell’impianto vengano destinati gratuitamente o a tariffe calmierate alle associazioni che si occupano di disabilità e inclusione sociale.
Lo abbiamo scritto nero su bianco in un emendamento che impegna HippoGroup a mettere a disposizione della collettività – in collaborazione con l’Amministrazione comunale – luoghi e opportunità concrete per chi ogni giorno lavora sul campo per una società più giusta, accessibile e solidale.
La nostra posizione sull’Ippodromo è nota da tempo: da anni esprimiamo forti perplessità sulla destinazione d’uso esclusivamente legata all’attività ippica e al gioco. Un’area così centrale e preziosa per la città meriterebbe un progetto più ambizioso, capace di ospitare grandi eventi, sport, spettacoli e iniziative culturali.
Oggi, invece, ci troviamo a discutere un piano di sostenibilità che ruota attorno al business delle slot machine e delle scommesse, in totale contrasto con la battaglia che portiamo avanti da anni contro la ludopatia, un vero e proprio cancro sociale che miete vittime silenziose anche nella nostra comunità.
Con questo emendamento vogliamo lanciare un messaggio chiaro: l’interesse pubblico non può essere sacrificato sull’altare dell’interesse economico privato. La città ha diritto a pretendere impegni concreti, misurabili e vincolanti in termini di restituzione sociale.
Lo dobbiamo a tutte le associazioni che ogni giorno operano con dedizione per costruire una Cesena più inclusiva. Lo dobbiamo a chi crede che gli spazi pubblici – anche se in concessione – debbano restare al servizio della collettività.
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