
Leggendo formiche.net quelli che sembravano essere pensieri in libertà stanno diventando qualcosa di molto più concreto. Ancora è presto per parlare di certezze, ma i segnali non sono buoni per un’Unione Europea (e con essa l’italia) appiattita sulle posizioni di Trump. L’impressione è che le decisioni del presidente degli Stati Uniti possano portare ad un’accelerazione della creazione di un nuovo ordine mondiale che potrebbe ruotare sull’asse Cina – India – Russia. Se consideriamo che solo Cina e India rappresentano il 40 per cento della popolazione globale abbiamo fotografato abbastanza bene la situazione.
Fino ad ora tutto questa sembrava molto difficile potesse succedere a causa delle enormi tensioni che ci sono sempre state fra Pechino e Nuova Delhi. Continuano ad esserci, ma l’emergenza fa di necessità virtù. E a facilitare l’avvicinamento è stato proprio Trump.
Che fra Cina e Russia ci fosse una solida alleanza commerciale ormai è noto. Secondo Formiche il commercio sino-russo ha raggiunto i 245 miliardi di dollari nel 2024, più del doppio rispetto al 2020, con esportazioni di energia e materie prime da un lato e prodotti manifatturieri – dalle auto ai trattori fino all’elettronica – dall’altro. Il saldo è relativamente equilibrato in termini di valore, ma strutturalmente sbilanciato: la Russia esporta energia e greggio, la Cina agisce come fornitore industriale chiave di Mosca.
Ma adesso quello che era un tandem potrebbe diventare un triello.
La decisione degli Stati Uniti di aumentare drasticamente (50 per cento) i dazi sulle esportazioni indiane ha innescato effetti a catena in un panorama geopolitico sudasiatico già fragile. La mossa di Donald Trump ha spinto Nuova Delhi a rafforzare i legami con Mosca e Pechino, rilanciando almeno superficialmente il vecchio formato Russia-India-Cina. Non è una strada facile da percorrere. Ci sono incrostazioni secolari da superare, ma l’inizio è stato promettente.
E non si può più escludere che quando si poserà la polvere della diatriba commerciale Usa-India potrebbe emergere che gli Stati Uniti abbiano consegnato all’Occidente una perdita di influenza di lungo periodo nell’Indo-Pacifico. Con tutti gli annessi e connessi anche e soprattutto per l’Europa in un momento in cui ha bisogno, dopo i dazi trumpiani, e, soprattutto, il dollaro debole, vera e propria spada di Damocle, di cercarsi nuovi mercati.
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