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L’importanza del bilancio in ordine, ma non basta tagliare

cesena

Come sarebbero andate le cose se Bertinotti non avesse fatto cadere Prodi? Nessuno ha la sfera di cristallo, però ci sono molti elementi che fanno pensare che avremmo assistito ad un film diverso. Soprattutto per quanto riguarda i conti pubblici, tema al quale il professore di Bologna era piuttosto sensibile. Inoltre a gestire i conti dell’Italia c’era Carlo Azeglio Ciampi. Non a caso l’avanzo primario (saldo tra entrate e uscite escluso il pagamento degli interessi sul debito pubblico) era attorno al cinque per cento, percentuale che adesso se le sognano. Però non ci fu il tempo per capire come sarebbe andata a finire perché fu votata la sfiducia. 

Su quello che sarebbe stato il futuro dell’Italia ognuno ha una sua opinione che, inevitabilmente, è condizionata dall’appartenenza politica. Però un giudizio dovrebbe essere condizionato dalle scelte politiche, non dalla volontà di tenere i conti sotto controllo. Quello è un aspetto fondamentale.

Avere il bilancio buono è fondamentale sempre e comunque. Se non c’è quello non si va da nessuna parte. Il problema è come arrivarci. Agire solo sui tagli è facile, ma sbagliato. Tutte le voci vanno tenute sotto controllo, ma ce ne sono che andrebbero tutelate. Per quanto riguarda il pubblico quattro su tutte: sanità, istruzione, investimenti (lavori pubblici) e ricerca. 

La tutela di sanità e istruzione è fondamentale per ogni ente pubblico, a partire dallo Stato. In Italia, in entrambi i comparti, avremmo bisogno di fare dei passi in avanti in quanto, in percentuale, siamo al di sotto della spesa media europea. 

Gli investimenti in opere pubbliche sono fondamentali. In questo caso si può dire che, nel medio periodo, chi più spende meno spende. Perché è dimostrato che gli investimenti pubblici hanno un moltiplicatore maggiore rispetto ai consumi. Poi, è chiaro, sulle singole scelte si può dibattere a lungo. L’importante, come scriveva lavoce.info nel 2018, è fare scelte di qualità.

Altra voce imprescindibile è la ricerca, perno fondamentale della capacità di innovare e competere in settori sempre più strategici, come difesa, sanità, tecnologia o energia verde. L’Italia non è tra i paesi virtuosi, anche se si attesta appena sopra la media europea: nel 2024 avrebbe speso (sono dati previsionali) 13,5 miliardi di euro. Più di quanto investiva nel 2014, quando la somma era di 8,5 miliardi, ma comunque meno della Germania, che spende 45 miliardi di euro, della Francia che sfiora i 19 miliardi, mentre la Spagna si ferma a circa 9 miliardi.

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