Questa l’indicazione che arriva dall’iniziativa in ricordo di Marino Monti
L’incontro dedicato la poeta Marino Monti ha suscitato emozioni e interesse. Di sicuro è stato un appuntamento che ha fornito elementi per individuare nuove strade per valorizzare il dialetto romagnolo. Nella sala teatro della Fabbrica delle Candele, Daniela Piccari, voce, Andrea Alessi, contrabbasso, Stefania Paterniani, pianoforte, hanno interpretato sei poesie di Marino Monti arrangiate dallo stesso Alessi: L’ânma dla tëra (L’anima della terra), Int e’ zét dal mi calér (Nel silenzio delle mie carraie), La vós de’ vent (La voce del vento), Cla strê (Quella strada), Un baliné (Un tremolio) e L’utma vôs (L’ultima voce), alternandoli con Nivalda Raffoni e Radames Garoia che hanno declamato silloge del poeta forlivese.
Durante l’incontro, che è stato organizzato da Comune di Forlì, Centro Diego Fabbri, Incontri Internazionali Diego Fabbri e Circolo di Cultura Romagnola E’ Racoz, e reso possibile da Graziella Valentini e Giovanni Billi, hanno preso la parola Paola Casara, assessore del Comune di Forlì, Paolo De Lorenzi, direttore del Centro Diego Fabbri, Marco Viroli, direttore artistico Fabbrica della Candele, e Gabriele Zelli.
Il notaio Cino Pedrelli (Cesena 1923 – 2012), uno dei poeti più importanti del filone dialettale della sua città insieme a Walter Galli (1921 – 2002), in un articolo del 1949 si chiedeva se la poesia romagnola fosse conosciuta quanto meriterebbe? Pedrelli scriveva che la nostra letteratura vernacolare non era sufficientemente conosciuta né in Romagna né fuori. In questo caso valgano come termine di confronto la letteratura napoletana, quella romanesca e veneta ben più diffuse di quella romagnola. Però nessuno sostiene che la nostra poesia sia inferiore al valore dei poeti e degli scrittori delle regioni sopraindicate. Quindi se abbiamo anche dalle nostre parti valenti autori cosa occorre fare perché le loro opere siano valorizzate in modo adeguato, si interrogava ancora Pedrelli? Sicuramente in passato e ancora oggi gioca a sfavore di questo obiettivo il fatto che il nostro dialetto, anzi i nostri dialetti, sono compresi in una fascia geografica molto ristretta. Inoltre la data di nascita della nostra storia letteraria è ancora troppo recente. Persiste anche un diffuso pregiudizio sulla musicalità del nostro vernacolo e sulla sua difficoltà di lettura, che per certi versi è innegabile. Il dialetto romagnolo è una lingua sostanzialmente orale e chi lo parla nella stragrande maggioranza dei casi non lo sa leggere con la stessa scioltezza, a causa della sua difficile grafia piena di accenti, di elisioni e di troncamenti.
“L’ottimo riscontro dell’iniziativa dedicata a Marino Monti”, dichiara Gabriele Zelli per conto del Centro di Cultura Romagnola E’ Racoz, “è un ottimo esempio di come si può procedere in prospettiva per valorizzare la poesia dialettale, il nostro vernacolo e le tradizioni romagnole. Occorre l’elaborazione di progetti da parte delle associazioni che operano in questo settore e delle Pro Loco del territorio, nonché la volontà da parte degli Enti locali di mettere a disposizione spazi e cospicui finanziamenti per realizzarli. Solo così si uscirà da una situazione dove tutti evidenziano il valore delle tradizioni, degli usi e costumi del passato e la necessità di non disperdere un patrimonio straordinario, lasciando però alla volontà di pochi un impegno di grandi proporzioni impossibile da concretizzare senza un concreto coinvolgimenti delle istituzioni”.
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