QUANDO LA VITTIMA RESTA TALE
ANCHE DOPO TRE GRADI DI GIUDIZIO
E I MINORI CHI LI TUTELA?
di Fabrizio Rappini
Qualcuno si ricorderà che in passato mi sono occupato spesso di problemi legati alle violenze sulle donne. E non solo il 25 novembre. Ho scritto tanto anche criticando il famoso “Codice rosso” che non sempre si è rivelato una tutela. Quella che affronto oggi, è la prosecuzione di una storia che avevo già trattato e della quale ne aveva dato notizia il solo Corriere Romagna, nella edizione di Forlì. Forse perché l’argomento non interessava, o forse perché era stata ritenuta una “non notizia”. Nel racconto che vado a fare, ovviamente ometto il nome del delinquente condannato, non per tutelare lui, ma per tutelare le vittime, ex compagna e figlio.
I FATTI
Dopo anni di maltrattamenti in famiglia, con botte e violenze psicologiche di ogni genere, la donna si decide a denunciare, siamo nel 2019, il suo ex compagno. Ovviamente, siamo nel pieno della propaganda, scatta il “Codice rosso”. Ma non cambia nulla. Nessun provvedimento di allontanamento e/o di ammonizione del soggetto violento. La sentenza, dopo alcune udienze, arriva verso la fine di marzo 2021. Si, avete letto bene, due anni dopo la denuncia. La sentenza del tribunale di Forlì è di condanna a due anni e tre mesi per l’imputato e 10mila euro di danni per la vittima. Ovviamente non succede nulla, l’imputato è libero di girare per strada in attesa dell’appello. Appello che arriva a metà gennaio 2024 a tre anni dalla sentenza di primo grado. I giudici confermano in toto quanto previsto dalla sentenza di primo grado. Scaduti i termini per il ricorso in Cassazione, la sentenza diventa definitiva. Ora, quello che era l’imputato, si può chiamare delinquente pregiudicato. Ma non cambia ancora nulla. Il pregiudicato è ovviamente libero (con lo svuota carceri non andrà mai dove avrebbe dovuto stare) e nessuno lo tocca.
L’OGGI
L’oggi parla di una sentenza definitiva con danni (10mila euro) che non sono stati pagati alla vittima e che, probabilmente, non lo saranno mai. Ma c’è qualcosa di ancora peggio e vergognoso. Il pregiudicato non versa gli alimenti mensili al figlio. E anche qui nessuno fa nulla.
È questa la giustizia di chi si preoccupa di tutelare i potenti e lascia abbandonate le persone comuni?
UN OGGI ANCORA PIU’ INGIUSTO
Il delinquente continua a girare libero e tranquillo. Non si pone nessun problema e confessa che “piuttosto che dare i soldi del mantenimento preferisco andare in galera”. Ma, purtroppo, nessuno lo accontenta. Il garantismo a senso unico porta anche a questo. Ma, se la legge garantisce anche questo genere di delinquenti, chi garantisce le vittime? Mi spiego meglio. Il maltrattante delinquente deve pagare gli alimenti da due anni e allora la vittima ha due possibilità: lasciare le cose come stanno, ma così non tutela il minore che ha diritto al mantenimento, oppure, come suggerisce qualcuno, intentare una causa civile per avere in modo coatto quello che le spetta. Ma, per fare la causa serve un legale che se lo deve pagare la vittima. Allora quello che mi chiedo io e lo chiedo a chi ha l’autorità di gestire la giustizia: perché la vittima oltre a non avere quanto dovuto deve spendere soldi? Qualcuno, signor Ministro Nordio, mi dia una risposta.
LA SOLUZIONE?
Per me sarebbe molto semplice. Ci dovrebbe pensare direttamente lo Stato a prelevare soldi al delinquente e versarli alle vittime che ne hanno diritto, senza che queste debbano pagarsi un legale. Capisco che è un ragionamento semplicistico, ma sarebbe un bel salto di qualità.
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