Volendo si può anche far finta di niente, ma la situazione è preoccupante. E neanche poco. Per quanto riguarda il lavoro non siamo di fronte ad un’emergenza, ma un profondo rosso. Il problema non è la mancanza dell’offerta, ma il contrario. I posti di lavoro ci sono, ma non si trovano gli addetti e le aziende sono costrette a cercarli all’estero. Da tempo c’era la sensazione che questa fosse una situazione consolidata. Ma adesso c’è anche la prova. Negli ultimi due giorni sono arrivate delle conferme che sono veri e propri macigni.
La prima giovedì. Da un’elaborazione della Camera di Commercio della Romagna emerge che per il trimestre novembre 2025 – gennaio 2026 si stimano 17.680 ingressi programmati nelle imprese di Forlì-Cesena e Rimini.
Nel 56 per cento delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Ma poi la mazzata: in 44 casi su 100 si prevedono difficoltà a trovare i profili desiderati da parte delle imprese.
Ma la vera bomba è stata sganciata ieri. Legacoop ha presentato un progetto di formazione all’estero avviato insieme all’agenzia per il lavoro Randstad, che ha stabilito rapporti di ricerca e selezione in Africa, Est Europa, India e America Latina. Questo perché sono quasi 800 i posti di lavoro nelle cooperative romagnole che non riescono ad essere coperti, ormai da anni. Il 32% nella Produzione e Servizi, il 30% nel Sociale, il 20% nella Grande distribuzione organizzata, il 17% nell’Agroalimentare e l’1% nelle imprese che si occupano di cultura, media e comunicazione.
Però ci vorrà tempo. La competizione internazionale per attrarre talenti è molto forte. Soprattutto da Germania, Spagna, Canada e Medio Oriente. Perciò servono 6-8 mesi per selezionare i candidati, formarli e portarli in Italia. Per farlo però bisogna risolvere problemi come lingua, casa e livello retributivo. Quindi smettiamo di pensare che il problema sia di facile soluzione. Se non vogliano mettere a serio rischio lo sviluppo economico locale e nazionale, incidendo negativamente sulla qualità della vita di ognuno di noi, serve una politica migratoria seria e lungimirante, tesa all’accoglienza dei lavoratori stranieri, in grado di integrare efficacemente lavoro, abitazione e un’offerta dignitosa di attività rivolte alla socialità.
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