Analisi di Marcello Borghetti (Uil) dopo il forum dell'economia
Il forum dell’economia non è stato una passerella, ma in un importante momento di confronto e, soprattutto, sollecitazione. La Romagna va bene, ma ha delle criticità. Questo, in sostanza, quello che è emerso. Inoltre sono indicate delle strade da seguire. Adesso politica, economia e parti sociali devono decidere se prenderne atto oppure no.
Marcello Borghetti, segretario Uil, dimostra molto interesse. Questo il suo intervento.
Come segretario Uil Cesena ero invitato, presente e molto attento agli interventi qualificati di Donato Iacovone, Ad di EY in Italia e docente della Luiss di Roma e alla Bocconi di Milano, Enrico Giovannini, ex presidente Istat e Ministro del Lavoro, e Jean-Paul Fitoussi economista di fama internazionale.
Sono rimasto piacevolmente stupito nell’ascoltare interventi che hanno indicato quale unico modello di sviluppo vincente per il futuro, quello socialmente sostenibile con attenzione a benessere delle persone, ambiente e qualità del lavoro; quindi uscire dalla miope ed esclusiva concezione del costo lavoro per unità di prodotto per puntare su innovazione, ricerca, infrastrutture, formazione e collegamento con scuola e università, fattori di competizione, di emancipazione del lavoro e dei lavoratori; è stato detto che molte buone idee si producono nei nostri territori che danno vita a Startup ma che tuttavia non si traducono in aziende strutturate con relativa crescita dell’occupazione, una situazione che deve fare riflettere.
Tanti quindi i suggerimenti sui quali lavorare, riprendendo a fare sistema e uscendo dalla fallimentare concezione dell’uomo solo al comando per fare squadra. Comprensibile l’Entusiasmo del presidente della regione Emilia-Romagna Bonaccini, che nel suo intervento ha tessuto le lodi di una regione in ripresa. Al presidente Bonaccini va dato atto, nell’estate del 2015, in un momento dove politicamente tirava aria di uomo solo al comando, di avere cercato cooperazione con i soggetti del mondo politico economico e sociale, sottoscrivendo il patto del lavoro, per puntare ad un progetto di innovazione, sviluppo economico e riduzione della disoccupazione, fattori che sicuramente hanno inciso nella ripresa attuale.
Tuttavia il suo intervento è apparso improntato ad un eccesso di entusiasmo per descrivere pur importanti risultati, finendo per apparire un discorso più simile ad un comizio che ad un contributo in un forum di strategie economiche e sociali. La metafora di un’Emilia-Romagna che viaggia come un treno, può funzionare se non ci illudiamo di essere un treno ad alta velocità ma un discreto vaporetto, con ancora molta strada da fare soprattutto sulla qualità del lavoro prodotto e sulla necessità di recuperare coesione in una società che anche a seguito della grave crisi economica di questo decennio, ha crepe profonde, con cittadini che stanno molto bene e tanti, troppi, giovani in particolare, che non stanno affatto bene!
Dalle analisi degli studiosi è emerso che la Romagna ha un ritardo su infrastrutture e questo rimane un argomento vero sul quale, sicuramente ci sono state colpe della politica e sul quale occorre puntare forte per uno sviluppo della Romagna al passo di quello dell’Emilia. Nello stesso tempo molti imprenditori hanno lamentato la carenza di figure tecniche specializzate e questo apre un fronte di discussione sul lavoro della scuola, della formazione e dell’università, soprattutto nel territorio romagnolo. Di sicuro dal forum sono emerse indicazioni importanti per stabilire una strategia di sviluppo più forte, se solo ci sarà la volontà di fare sistema e di uscire da schemi vecchi in un mondo che è cambiato, che viaggia veloce e dove molti cittadini ai margini, manifestano una legittima insofferenza per politiche economiche e sociali ancora inadeguate.
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