Per le prossime politiche. Lo ha scritto domenica affaritaliani.it citando in sondaggio. Intanto cresce la delusione per come sono stati disegnati i collegi
Nei prossimi mesi si deciderà buona parte del futuro politico/amministrativo dei prossimi dieci anni di Cesena. Nel giugno del 2019 non solo si voterà per le amministrative, ma ci sarà anche un consistente rinnovamento. Ed è facile immaginare che chi vincerà governerà per dieci anni. Niente è scontato, ma è sotto gli occhi di tutti che la stragrande maggioranza dei sindaci dopo cinque anni ottiene la riconferma.
Difficile immaginare cosa potrà succedere nell’arco di due lustri. Di certo molti degli attuali protagonisti non ci saranno più. Anche i più giovani. Per resistere servono capacità, esperienza e, soprattutto, voglia di studiare. Il vero problema è questo. Col qualunquismo non si va da nessuna parte. Nessuno è unto dal Signore. In politica, come nella vita, nessuno ti regala niente. Cresci solo se ti applichi. Se studi. E per farlo serve tanta passione. La politica locale è soprattutto volontariato. Non c’è remunerazione e, a lungo andare, non è facile sacrificare famiglia, amici o tempo libero.
È chiaro che le scelte dei candidati saranno influenzate da quelle nazionali e legate alle politiche di primavera. Quelle che saranno regolate dalla nuova legge elettorale. Un terzo dei collegi verranno assegnati con il voto uninominale. E qui la politica credo sia superata. A mio avviso è la dimostrazione che al peggio non c’è fine.
Nella compilazione dei collegi è stato inventato uno spezzatino che ritengo assurdo. Prendiamo quello di Cesena. Alla Camera oltre ai quindici comuni del Cesenate, comprende Bellaria e Santarcangelo, più dieci Comuni del Forlivese. Esclusi Forlì, Forlimpopoli, Bertinoro, Modigliana e Tredozio.
Quello del Senato invece assembla tutto il Riminese a tutto il Cesenate. E quello che è successo per il Cesenate è sovrapponibile con la scelta fatta per tutte le zone d’Italia.
Non so se sia stata una scelta più cervellotica o machiavellica. Insomma, non si capisce se ci sono o ci fanno. Di certo, comunque, non potevano non sapere che questo è il modo migliore per ridurre al minimo il rapporto fra eletto e territorio.
Ed ha ragione Pietro Caricato che sul Corriere di Romagna di domenica ha scritto “tutto ciò facilita le scelte dall’alto e l’imposizione di candidati decisi da tutti, tranne gli elettori. In molti casi probabilmente si è già deciso.E questo come ulteriore beffa per una legge che già assegna il 61 per cento dei seggi in maniera proporzionale con le liste bloccate. Altro che primarie!”.
Ma ora va preso atto delle cose e la domanda delle cento pistole è un’altra: il collegio di Cesena sarà blindato per il Pd? Io pensavo di sì. Invece ieri mattina, leggendo le varie analisi, ho dovuto frenare sulle mie convinzioni. Secondo affaritaliani.it diversi collegi emiliano romagnoli sono a rischio (sempre per il Pd) e tra questi ci sono anche quelli della provincia di Forlì Cesena.
Per cercare di capirci qualcosa di più ho cercato di fare un ragionamento sulla base degli ultimi risultati elettorali. Resto della mia idea: il candidato del centrosinistra resta il favorito. Però è vero, il collegio è tutto fuorché blindato. Una dato che, indubbiamente, deve far riflettere più di una persona.
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