Un buon libro quello di Eva Stachniak. Scorre piacevolmente anche se è un po' prolisso
Sono soddisfatto. “Il palazzo d’inverno” di Eva Stachniak (409 pagine) mi è piaciuto. Non era scontato. Le recensioni erano buone, ma quando si sceglie questo tipo di libri è concreto il rischio di avere a che fare con un polpettone indigeribile.
Il volume narra dell’ascesa al potere di Caterina la Grande, una delle imperatrici più grandi e amate di Russia. È considerata una riformista. È ambientato nel Settecento (1743-1764) e l’autrice ha scelto uno stile narrativo in prima persona, affidando il racconto ad una componente del personale del palazzo imperiale.
Ne è nato un lavoro che non ha le pretese di essere un romanzo storico, ma che è preciso nelle citazioni. Scorre abbastanza piacevolmente anche se è un po’ prolisso.
In definitiva emerge un bel ritratto della Russia imperiale. Ben delineati anche i personaggi.
A volte però è ripetitivo e in diversi frangenti non ha un ritmo incalzante. Però ti permette di farti un quadro piuttosto preciso di quell’epoca. Essendo basato su un interessante (e per certi versi affascinante) gioco di equilibri, trame e complotti, ti aiuta a capire tante cose anche della storie delle guerre e, soprattutto, di come nascono.
Mi aspettavo un finale diverso. Non che non mi sia piaciuto, anzi. Però era distante anni luce dalle mie attese. Me lo aspettavo piatto. Trattandosi di un romanzo “storico” non ci potevano essere particolari colpi di scena. Comunque puntare su una scelta di vita è stata una scelta interessante.
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