In estate lo farà nell'albergo della moglie. Poi, credo, ripartirà, non dalla politica
“Addio politica, giuro che farò solo il barista”. Così ieri il Carlino titolava un’intervista di Andrea Alessandrini a Paolo Lucchi, sindaco di Cesena che sta per esaurire il secondo mandato. Che dica addio alla politica ci credo, molto meno che faccia solo l barista. Ma procediamo con ordine.
Innanzitutto permettetemi di autocelebrarmi: se Lucchi dirà addio alla politica significa che io tre anni fa ho fatto un colpo giornalistico. Quando il sindaco era nel pieno del suo fulgore nel mio libro “Vent’anni a Cesena”, terminai il profilo di Lucchi con queste frasi: poi penserà al suo di futuro. Non è detto che continuerà ad essere un politico di professione.
Comunque, se abbandonasse la politica, sarebbe un peccato. Io continuo a credere che lui potrebbe essere un ottimo assessore regionale allo Sviluppo economico o al Turismo. Sempre che vinca il centrosinistra.
Non so cosa farà. Innanzitutto perché non gliel’ho mai chiesto. Per due motivi: 1) sono affari privati che vanno rispettati; 2) ci vediamo quando andiamo a correre, ma di fatto ci incrociamo solo alla partenza poi lui è troppo veloce per me. Nello stesso tempo sono pronto a scommettere che non farà solo il barista. Che lo faccia la prossima estate nell’albergo della moglie lo ritengo scontato. E penso a quanto sarà divertente andare a ordinare una birra e poi lamentarsi perché non è sufficientemente ghiacciata. Ma quella balneare sarà solo un’esperienza temporanea. Fatta per disintossicarsi dalla politica. In autunno farà qualcosa d’altro. Lo dovrà fare anche e soprattutto perché non potrebbe stare sei o sette mesi (lasso di tempo fra una stagione turistica e l’altra) senza far niente. Non è nella sua indole.
Non credo neppure che farà il direttore del Montefiore, ipotesi che un questi giorni qualcuno ipotizza su Facebook. Né lui, né Luca Panzavolta, amministratore di Cia Conad, sono così ingenui da fare un passo del genere. Io credo che farà qualcosa che non abbia niente a che fare con la politica e con gli ultimi dieci anni.
Poi sarà tempo di bilanci. Pasini scrive che la valutazione la faranno i posteri nei prossimi decenni. Secondo me è positiva già da adesso. Lo è perché ha cambiato il volto di questa città, a partire dal centro storico. Chi mi conosce sa che sono sempre stato favorevole alla totale pedonalizzazione, a partire da piazza della Libertà che, come dimostrato nel periodo natalizio, può essere il magnete che è sempre mancato al centro se si creano gli eventi giusti. Molti dovrebbero essere appuntamenti fissi.
Ma, al di là delle scelte che condivido o no (sempre molto soggettive) quello che apprezzo di Lucchi è il decisionismo. È fondamentale per un sindaco. Chi è alla guida di una città deve ascoltare tutti, ma, alla fine, fare delle scelte sapendo che poi deluderà qualcuno. Certo, galleggiare sarebbe più facile e popolare. Poi si fanno degli errori. È vero. Ma chi non ne fa?
L’altra faccia della medaglia è il carattere. Non è sempre facile avere a che fare con Lucchi. In particolare per certe ruvidità (compresa la voglia di alzare sempre l’asticella), comunque smussate (e di molto) nel tempo, che rimandano più ad un amministratore delegato che non a un politico.
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