Molti (e insormontabili?) gli ostacoli per un accordo politico Pd/5Stelle
Governo di legislatura. È questo il nuovo refrain. Innanzitutto è positivo che sia stata derubricata l’ipotesi di una soluzione temporanea. E si parla di ragionare per un accordo organico che permetta di arrivare a fine legislatura. Ma Pd e 5Stelle potrebbero essere in grado di fare una sintesi e trovare l’accordo? Io ho dei seri dubbi.
Capisco Norma Rangeri, direttrice del Manifesto, che, preoccupata (come lo siamo in tanti) per una deriva fascio/leghista, invita a baciare il rospo. Il riferimento è a un titolo di circa 25 anni quando la sinistra era divisa sull’appoggio al governo Dini. Però la sola paura non può essere il collant per un’alleanza. Serve sintonia politica. Non un contratto, ma una cosa ben diversa. Altrimenti andrebbe a finire come l’alleanza Lega/5Stelle e la toppa sarebbe peggio del buco.
Il problema è che non pare ci siano le condizioni politiche per un accordo fra Pd e 5Stelle. Per tutta una serie di motivi. Innanzitutto perché i grillini hanno bisogno di riconquistare la verginità perduta e dovrebbero spingere sull’acceleratore dei loro provvedimenti simbolo, la stragrande maggioranza dei quali sono sempre stati osteggiati dal Pd. A partire da una riforma costituzionale (taglio dei parlamentari) pasticciata.
C’è poi un secondo aspetto. L’alleanza potrebbe nascere solo dopo un’ammissione di responsabilità da parte dei pentastellati, ipotesi che appare altamente improbabile. C’è li vedete Di Maio e Grillo che si cospargono il capo di cenere e abiurano la loro agenda dettata soprattutto da Casaleggio? Insomma, gli ostacoli verso un accordo politico paiono tanti e alcuni insormontabili. Vedremo.
Intanto non arriva una buona notizia per il centrosinistra. Ancora una volta è stato dimostrato che il Pd ha una straordinaria capacità di farsi male da solo. In questa situazione di scontro fra Lega e 5Stelle sarebbe stato sufficiente restare alcuni giorni a mangiare pop corn. Invece l’attivismo di Matteo Renzi ha spinto Salvini a ricompattare il centrodestra. E il “quasi quasi vado da solo” di un paio di giorni ha lasciato il posto all’alleanza con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. E questa, per il centrosinistra, non è certo una buona notizia in vista delle regionali per l’Emilia Romagna. Se nel centrodestra nazionale fossero volati gli stracci sarebbe stato molto più difficile costruire un’alleanza in Emilia Romagna. Adesso, invece, per Bonacini i problemi aumenteranno.
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