Servirà un piano per la ricostruzione

Il monito del presidente del Consiglio

Sei più preoccupato per l’aspetto sanitario o per quello economico? È una domanda che, in questi giorni, sento fare sempre di più. Per quanto mi riguarda al primo posto c’è la salute. Quella viene prima di tutto. Del resto, come si dice: se c’è la salute c’è tutto. Siamo di fronte a un sine qua non che non ammette repliche.  


Giuseppe Conte

Però è fuori di dubbio che anche l’aspetto economico è motivo di grande apprensione. Adesso ci pensiamo poco perché presi da un’altra emergenza, ma sono tanti i motivi per avere forti dubbi. Del resto il presidente del Consiglio, in un’intervista al Corriere della Sera, pubblicata oggi, ha detto: “Occorrerrà varare un vero e proprio piano di ricostruzione”. È vero che ha messo ricostruzione fra virgolette, ma il senso del discorso non cambia: anche dal punto di vista economico siamo e saremo in totale emergenza. E, soprattutto, ci rialzeremo?

Leggo oggi, sempre sul Corsera, che i manager delle aziende Champions (i mille individuati dalla terza analisi dell’ “Universo Pmi” condotta da ItalyPost) sono ottimisti. Scrive Raffaella Polato: “Tutti sopra ogni altra cosa sono convinti, ma convinti davvero: supereremo anche il coronavirus. Ripartiremo”. 

Nello stesso articolo non si nascondono le enormi difficoltà che stanno attraversando filiere come quelle dell’abbigliamento, del turismo e dei servizi. Ma si aggiunge che buona parte del nostro futuro passerà dal manifatturiero perché, prosegue: è a quello che si è sempre aggrappata l’economia del Paese,  è da lì che arriva una buona fetta di Pil e occupazione, è lì che anche in condizioni normali ci giochiamo la recessione o la ripresa. Se si ferma l’industria, si ferma (non solo ora) l’Italia.

Un ruolo importante però lo avremo anche noi, intesi come consumatori. Chi mi conosce lo sa, sono sempre stato europeista convinto e critico verso il sovranismo. Non ho cambiato idea, ma resto altresì convinto che sia adesso che quando usciremo da questo maledetto tunnel dovremo fare uno sforzo per consumare italiano. Certo, nell’agroalimentare o nella moda è facile. Abbiamo i prodotti migliori. Ma ci sono tanti altri settori dove, quando andiamo allo scaffale, dobbiamo cercare di essere più nazionalisti. 

Un esempio inoltre può essere quello del turismo. È un mondo nel quale siamo esterofili all’ennesima potenza. Spesso non siamo contenti se per le nostre vacanze non scegliamo una meta al di fuori dei nostri confini. Per carità ci sono località belle. Ma, a ben vedere, niente che sia migliore dell’Italia. A tutti i livelli (grandi, medi e piccoli centri) non abbiamo niente da invidiare a nessuno. Senza considerare l’aspetto gastronomico che è un valore aggiunto. Quindi, quando tutto si sarà sistemato, è il momento di scegliere località italiane per fare le vacanze. Aiuteremo la nostra economia visitando comunque una bella località.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.