RAVENNA. Venerdì 9 luglio, alle 21.30, nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe con il Coro da camera di Kiev.
“La musica è, prima di tutto, un canto; è il mondo che canta se stesso”: un’immagine, quella utilizzata da Valentin Silvestrov, irresistibilmente prossima a quel principio di “armonia delle sfere” che vuole l’universo produrre una musica dolcissima, ineffabile – di questa musica è pervaso anche il Paradiso di Dante, alla cui luminosa evanescenza il compositore ucraino dà voce con O luce etterna. La prima assoluta di questa nuova composizione è in programma venerdì 9 luglio, alle 21.30, nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe, fulgida di mosaici: qui il Coro da camera di Kiev diretto da Mykola Hobdych – che aprirà il concerto con la prima di un’altra pagina di Silvestrov, In Memoriam – porterà a compimento il trittico di nuove musiche ispirate alle cantiche della Commedia che Ravenna Festival ha commissionato a compositori contemporanei per il VII centenario. Al centro dei dieci quadri di O luce etterna, anche un testo poetico del poeta Taras Ševčenko; ci sono infatti due stelle polari nel cielo poetico di Valentin Silvestrov, voci lontane nel tempo e nello spazio, ma entrambe capaci di fondare una nuova lingua: Dante, settecento anni fa, ha fondato la poesia italiana, Ševčenko, in pieno Ottocento, ha dato vita alla letteratura ucraina moderna.
“Ho scelto di intonare l’ultima delle tre cantiche della Commedia – spiega Valentin Silvestrov, già nel 2018 ospite di Ravenna Festival, quando gli fu dedicato un percorso monografico – perché una ‘istanza di paradiso’ permea l’intera storia dell’umanità, con le sue guerre e le sue catastrofi sociali e naturali. Ed è per questo che Dante è un poeta attuale: nella sua Commedia dimostra infatti che se l’umanità, non soltanto nella vite private dei cittadini ma anche nella politica generale delle nazioni, ignora i valori umani fondamentali e i comandamenti biblici non può fare altro che precipitare nella sfortuna e nella disgrazia.” O luce etterna segue i Sei studi dell’Inferno di Giovanni Sollima, che ha debuttato lo scorso 10 giugno, e il Purgatorio di Tigran Mansurian, presentato a Erevan il 4 luglio (la prima italiana sarà il prossimo 12 settembre per il concerto diretto da Riccardo Muti a conclusione delle celebrazioni nazionali).
La cantata di Silvestrov si apre e si chiude nel segno del Paradiso: il primo, il nono e il decimo quadro intonano una scelta di versi tratti dal I e dal XXXIII canto. Ma nell’ottavo quadro emerge un delicato e malinconico componimento di Ševčenko intitolato Sera. Il giardino dei ciliegi”, intonato dal soprano – un tocco “pastorale” secondo il significato che Silvestrov accorda a questa categoria; un concetto esteso che fa riferimento al tempo stesso alla natura, all’uomo, al cosmo, all’infinitamente grande e all’infinitamente piccolo. La scelta di utilizzare una recente traduzione in ucraino della Commedia, pubblicata nel 2015, rende le due lingue poetiche ancora più vicine. Gli altri quadri si ispirano invece a mondi spirituali e poetici di diversa natura: un canto senza parole dedicato a Ravenna, una preghiera liturgica di origina slava, un inno di ringraziamento della tradizione ortodossa, un Ave Maria e due diverse intonazioni dell’Alleluia. Varia di conseguenza anche lo stile vocale, che spazia dal mormorio del coro al canto senza parole, dalla melopea solistica del baritono al duetto tra soprano e contralto fino al trio e al quartetto vocale nel suo insieme.
Composto anch’esso nel 2020, In Memoriam si colloca con naturalezza nel pensiero musicale di Silvestrov, richiamando l’area semantica cui appartengono molti dei titoli delle sue opere (meditazione, epitaffio, elegia, ode…); dopo tutto la sua poetica è profondamente radicata nella dimensione della rimembranza. Quest’estetica del ricordo si nutre sia di tutto ciò che è la “piccola patria”, l’insieme intimo e privato di oggetti sonori e poetici, che delle istanze della “grande patria”, l’Ucraina, la terra d’origine cui Silvestrov è legato da un fortissimo vincolo etnico, linguistico, politico, emotivo. In Memoriam è la riconfigurazione di tre lavori nati nello scorso decennio, riuniti per dare vita a nove miniature corali: “Sebbene questo brano sia nato in risposta al Giorno della Memoria – scrive il compositore nella premessa alla partitura, riferendosi alla giornata che in molti Paesi dell’Europa dell’Est si dedica alla vittoria sul nazismo nel 1945 –può essere eseguito in qualsiasi altra occasione. È una mia personale versione del genere antico del Requiem”.
L’inclusione nel programma di non una ma ben due prime assolute fa del concerto a Sant’Apollinare una straordinaria occasione per contemplare la bellezza sospesa nel tempo di cui è infusa la scrittura di Silvestrov, nato a Kiev nel 1937. Dal suo periodo di silenzio e meditazione, seguito alle radicali e iconoclaste sperimentazioni degli anni Sessanta, è fiorito un nuovo linguaggio, capace di guardare al passato senza essere passatista e di riabbracciare la melodia; una scelta che fa di Silvestrov un “Romantico d’avanguardia”, tra intuizioni folgoranti, tensione melodica, reminiscenze mahleriane e delicatissime architetture. Da tempo la sua musica fa parte del repertorio dei grandi interpreti, grazie anche a un’evoluzione artistica sempre imprevedibile, compiuta a rischio di essere incompreso o etichettato come retrò o traditore dell’avanguardia, in quanto fra i primi ad aver abbandonato quel campo così impetuosamente conquistato.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: posto unico numerato 30 Euro, under 18 5 Euro
L’appuntamento sarà anche in streaming su ravennafestival.live
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