Nuova E45: il momento è topico. All’inizio di maggio Murizio Lupi, ministro delle Infrastrutture, ha detto che i cantieri apriranno nel 2016. Sabato 16 maggio Matteo Renzi, in visita alle aziende di Cesena, ha chiesto a Massimo Bulbi, presidente della Provincia, gli ultimi aggiornamenti. Legacoop Romagna, nel suo documento programmatico presentato alla presenza del premio Nobel Amartya Sen, la cita espressamente come snodo cardine per lo sviluppo di questo territorio. L’impressione è di essere alla vigilia del via libera definitivo di un’opera importante sia per lo sviluppo econiomico che per la sicurezza.
Su questo secondo fronte è sotto gli occhi di tutti che l’attuale percorso della E45 cominci ad essere inadeguato e quindi pericoloso per chi lo percorre. Una strada più larga e moderma e, perché no, con più manutenzione, darebbe molta più tranquillità a chi la percorre.
Ma la realizzazione del progetto della Mestre – Civitavecchia sarebbe una grande opportunità anche per lo sviluppo economico della Romagna che vedrebbe aprirsi una porta verso l’Europa dell’est. Forse i benefici maggiori li avrebbe Cesena che essendo il punto dell’incrocio fra E45 – A14 diventerebbe uno degli snodi viari più importanti d’Italia, sarebbe alla pari con Bologna. A quel punto serviranno anche scelte urbanistiche adeguate. Ma allo stesso modo ne potrebbero trarre vantaggio Ravenna, innanzitutto, e la parte riminese ora molto bene collegata con quello che sarà lo snodo di Cesena. Un ulteriore impulso è arrivato dall’apertura del casello del Rubicone. Chi invece deve migliorare i collegamenti è Forlì. La soluzione migliore pare l’Emilia bis (il progetto è già pronto) che permeterebbe di mettere in collegamento diretto il porto di Ravenna, lo snodo di Cesena e l’aeroporto di Forlì. L’alternativa sarebbe un collegamento diretto con il casello autostradale di Pieveacquedotto.
Al di là delle scelte dei singoli territori, comunque l’impressione è che la nuova E45 sarebbe un volano importante per la nostra economia, a partire dalla logistica per la quale la Romagna diventerebbe una delle zone più vocate d’Italia. L’importante è e sarà fare sistema e non procedere in ordine sparso.
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