“La serva padrona” diventa social

Damiano Ferretti, Pierfrancesco Venturi, Gabriel De Pace

RAVENNA. Era il 5 settembre 1733 quando, nel Teatro San Bartolomeo di Napoli, La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi fu presentata al pubblico.

Un debutto condiviso con Il prigionier superbo, il dramma per musica che fin da subito finì per essere oscurato dal successo del suo intermezzo buffo. Martedì 14 novembre, alle 20.30 al Teatro Alighieri di Ravenna, La serva padrona torna in scena nella nuova produzione che unisce soggetti culturali della città – il Conservatorio “G. Verdi”, l’Accademia di Belle Arti, Ravenna Teatro e Teatro Alighieri (dove è prevista anche una matinée per le scuole) – e dedica particolare attenzione ai giovani, interpreti sul palco e in buca ma chiamati anche a contribuire con creazioni originali. In scena i giovani cantanti Paolo Leonardi, Elena Salvatori e Sveva Pia Laterza, mentre l’ensemble strumentale del Conservatorio è diretto da Federico Ferri con Mirko Maltoni al cembalo e, eccezionalmente, Alessandro Tampieri come primo violino, nel segno della nuova collaborazione del Verdi con Accademia Bizantina. Accanto al regista Roberto Magnani, che re-immagina il titolo per la nostra epoca e la nuova generazione di nativi digitali curandone anche scene, luci e costumi, Alessandro Tedde di Produzione Antropotopia è alla regia video e Beatrice Pucci, docente del corso di Applicazioni digitali per le arti visive dell’Accademia, coordina le video animazioni create dai suoi studenti. Nell’affiancare pagine di Pergolesi a nuove composizioni di Gabriel De Pace e Damiano Ferretti (autori rispettivamente del Preludio e dell’Intermezzo su testo di Pierfrancesco Venturi), la messa in scena reinventa l’intreccio tra convenzione, seduzione e divario economico nel linguaggio di YouTube, del cosplay e dello streaming. Il Teatro Galli di Rimini, coproduttore dello spettacolo, ne ospita la replica mercoledì 15 novembre alle 20.

Il regista Roberto Magnani immagina una Serva padrona interamente a misura d’adolescente, accompagnandoci nella camera da letto di uno streamer, ovvero Uberto, un ricco content creator dedito a dirette video sul suo canale Twitch. L’immaginario è quello tipico dei video che su YouTube trasmettono musica hip hop LoFi… computer sempre acceso e letto disfatto. Serpina – la serva che, in definitiva, la fa da padrona – è forse una donna delle pulizie o una governante oppure semplicemente una ragazza che vive nella casa di Uberto e, appassionata di cosplay, adora calarsi nei panni di una provocante cameriera. Il gioco del travestimento e dello scambio dei sessi già caro a tanto Settecento, con il suo proliferare di ruoli en travesti, è rafforzato nella trasformazione del servo Vespone in una donna, che tanto muta non è: nel nuovo intermezzo, Vespone (o, a questo punto, Vespona?) prende parola e si rivela serva filosofa. A osservare e commentare azioni e baruffe dei tre personaggi ci sono centinaia di utenti abbonati che popolano la chat sul canale social di Uberto e che, al pari degli spettatori, si ritrovano a spiare il piccolo e buffo universo sul palcoscenico. L’allestimento si avvale di scenografie video, realizzate dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti in due tipologie, l’una digitale e animata principalmente con la tecnica del rotoscopio, l’altra con la più tradizionale tecnica stop-motion, in cui ogni pezzetto di carta prende vita fotogramma per fotogramma.

Mauro Montalbetti ha invece coordinato gli allievi della sua classe di Composizione per l’ideazione di un preludio strumentale e di un intermezzo collocato fra primo e secondo atto dell’intermezzo pergolesiano. Per il Preludio, Gabriel De Pace ha composto due brani a partire da materiali preesistenti nella Serva, guardando anche al neoclassicismo di Stravinskij, alle complessità ritmiche di Ligeti e a una gestione armonico-melodica modaleggiante alla Bartók, con riferimenti alla musica elettronica e ambient. Il libretto di Pierfrancesco Venturi per l’Intermezzo ci svela Vespona come smaliziata serva filosofa, capace di ammonire il pubblico circa la vanità delle cose e dei rapporti umani. Un’umoristica critica alla società che il compositore Damiano Ferretti ha messo in musica tra citazioni delle pagine di Pergolesi, riferimenti alla tradizione popolare partenopea e momenti di spaesamento per l’orchestra di fronte a una Vespona che ha infranto tutti gli schemi.

A concludere la rappresentazione sono entrambi i duetti parte della tradizione esecutiva del titolo: per primo il duetto “Per te ho io nel core” scritto da Pergolesi nel 1735 per l’opera Il Flaminio e che nel Settecento divenne consuetudine sostituire all’originale duetto “Contento tu sarai”, che è invece eseguito per secondo.

Prevendite Biglietteria Teatro Alighieri – tel. 0544 249244 – www.teatroalighieri.org

Biglietti 10 Euro, under 14: 5 Euro

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