
Trump? Attacca il somaro dove vuole il padrone. Le parole non sono state queste, ma il senso sì. Ad essere tranciante è stato Dario Fabbri, direttore della rivista Domino e analista geopolitico, questa mattina invitato dalla Lega delle Cooperative per parlare delle situazione geopolitica mondiale.
Un momento importante e necessario quando si sta vivendo un cambiamento epocale e non un’epoca di cambiamento. Le parole sono di Papa Francesco, ma oggi le ha usate Paolo Lucchi, presidente di Legacoop Romagna, nell’introduzione dell’incontro che si è tenuto a Bagnacavallo. Una premessa per nulla banale e perfettamente in linea con chi ha scelto di affidare un ruolo di indirizzo all’ associazione che sta guidando. Ed è proprio per questo che si è cercata una chiave di lettura non generica anche perché i mali dell’Europa non sono solo i dazi. Anzi.
Fabbri ha sottolineato che Trump, da politico, esperto quale è sta facendo quello che il Paese gli chiede. Perché, in questo momento, gli Usa sono depressi e arrabbiati perché hanno capito che non sono un faro per l’umanità e il mondo non vuole diventare americano.

Per Fabbri non è una novità in assoluto. E’ un rigurgito che in passato hanno avuto anche i romani soprattutto nel momento di maggior fulgore della loro storia imperialista. E non è un caso che Tiberio Gracco usasse i toni che ora utilizza Trump.
Nello stesso tempo Fabbri non crede che realmente il presidente degli Stati Uniti voglia riportare in patria tutta la produzione manifatturiera. Avendo gli States una disoccupazione al quattro per cento non ci sarebbe la forza lavoro per soddisfare le richieste legate al ritorno della manifattura. Secondo Fabbri il vero obiettivo di Trump è la Cina e, in particolare, il suo surplus commerciale poi utilizzato per spese militari e arricchire l’entroterra. Sui dazi è anche l’unica strada nella quale l’inquilino della casa bianca può ottenere supporto e appoggio da parte dei funzionari a stelle e strisce che vogliono dividere Cina e Russia così come fecero in passato quando l’asse era guidato dalla Russia.
Nello stesso tempo Fabbri non è poi così sicuro che sia imminente un accordo fra Usa e Unione Europea. Le considera partite che richiedono molto tempo per la soluzione e, comunque, non novanta giorni. Poi ha suggerito di trattare con la schiena dritta e senza avere paura di fare dei bluff. L’esempio citato è quello di Cina, Sud Corea e Giappone che, pur avendo scarsissima reciproca simpatia, non hanno avuto difficoltà a mostrare di fare quadrato.
In conclusione non si è detto molto ottimista per una veloce conclusione della guerra in Ucraina. “I conflitti di solito terminano in autunno. Vedremo se questa sarà l’ eccezione”.
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