22 Maggio 2025
DERVIS - TIZIANA PIEVE S. STEFANO IN SEGURIO - GODO BR 05

Sabato 24 maggio 2025, alle ore 16:00, lo storico dell’arte Marco Vallicelli condurrà una visita guidata alla Pieve di Santo Stefano in Tegurio, via Croce 38, Frazione di Godo, Comune di Russi (RA). Nel corso del suo intervento Vallicelli metterà anche in evidenza il valore del romanico europeo con l’ausilio di molte immagini. Si tratta del terzo appuntamento del ciclo di incontri dedicato alla scoperta delle pievi e di altri antichi luoghi di culto promosso dall’Associazione Culturale Antica Pieve di Forlì, presieduta da Claudio Guidi.  
Ai presenti sarà consegnata in omaggio copia della pubblicazione “Antiche Pievi. A spasso per la Romagna. Settima parte” a cura di Marco Vallicelli, Marco Viroli e Gabriele Zelli, foto di Tiziana Catani e Dervis Castellucci.
Partecipazione libera. Per informazioni: Claudio Guidi 3386462755; ass.anticapieve@pec.it.

In località Godo, a 5 chilometri da Russi verso Ravenna, a sinistra della via del Dismano, che congiunge, invece, Cesena a Ravenna, sorge la Pieve di Santo Stefano, pressoché in campagna. L’antico abitato di Vadum Gothorum (guado dei Goti?), punto di transito verso Ravenna, assunse importanza fin dal II secolo. Malgrado le radicali manomissioni operate a partire dal secolo XVII e le gravi lesioni del secondo conflitto mondiale, ha mantenuto un aspetto molto simile a quello che doveva avere nel IX secolo, quando, probabilmente, fu eretta.
La Pieve si inserisce, a pieno titolo, nella rete di chiese romaniche sparse per le campagne ravennati, come quella di San Pietro in Sylvis, a Bagnacavallo, o quella di San Pietro in Trento, vicino a Coccolia. Fu costruita in posizione leggermente elevata e con l’abside poligonale rivolta a Oriente. Attorno alla pieve sono stati effettuati diversi sondaggi e scavi archeologici che hanno portato a ipotizzare la presenza di un ampio nartece, che poteva verosimilmente contenere il fonte battesimale. La sua prima testimonianza, figura in un documento dell’anno 963, conservato nell’archivio arcivescovile di Ravenna. 
La chiesa era a tre navate, sostenuta da otto colonne di granito con capitelli in marmo d’Istria e, in parte, da caratteristici pilastri rostrati (rimasti). Originali sono i pilastri in cotto e le tre colonne marmoree con capitelli di reimpiego che reggono gli archi vicino all’altare. Quattro di queste colonne si trovano attualmente racchiuse in pilastri moderni e provengono da qualche tempio pagano. A metà della navata maggiore era situato l’antico presbiterio ed un battistero ad immersione. Dell’antico patrimonio scultoreo va segnalato un frammento marmoreo di capitello bizantino reimpiegato come basamento di una croce posta nel presbiterio. 
La chiesa fu rimaneggiata in chiave barocca. Durante gli scavi effettuati alla fine del secolo scorso vennero individuate le linee delle antiche fondamenta dell’edificio; i muri delle navate minori non erano stati voluti paralleli, ma divaricanti verso la zona absidale, così da dare alla chiesa una spiccata forma trapezoidale. All’inizio dell’Ottocento l’Arciprete Montanari volle abbattere questi muri tanto irregolari per creare una simmetria non appartenente all’antica pieve. Le colonne furono rinchiuse entro rozzi pilastri in muratura: l’antica abside venne abbattuta e al suo posto fu costruito un coro secondo lo stile di moda in quel tempo. Fu rifatta la facciata, eretto il battistero, completato il campanile, già iniziato nel secolo precedente. All’interno furono costruiti due nuovi altari: quello del Crocefisso e quello dell’Immacolata. 
Nell’anno 1944, durante l’ultima guerra, per mezzo di mine, i tedeschi fecero cadere il campanile provocando anche gravissimi danni alla pieve: rimasero in piedi, praticamente, solo le mura principali e la facciata. Nel 1948, dopo un accurato lavoro di ripristino e di restauro, la chiesa fu ricostruita, secondo il primitivo stile romanico. L’antica pieve ha così assunto l’aspetto odierno, che è quello caratteristico degli edifici plebani del Ravennate. La chiesa ricostruita presenta una bifora sulla porta centrale ed un’abside con tre finestre; si sono conservate tre navate, senza altari laterali.

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