L’analisi del voto di Marco Di Maio

Nel suo blog personale il neodeputato del PD Marco Di Maio analizza i risultati delle elezioni.

Ci sono alcuni motivi per i quali non sono soddisfatto di come sono andate le elezioni. Il primo in ordine di partenza non è relativo al fatto che il centrosinistra non ha ottenuto la vittoria che avremmo voluto; bensì alle conseguenze che la delicatissima situazione che l’Italia vive potrebbe subire da una probabile condizione di ingovernabilità del Paese.

Sono preoccupato. Lo sono prima di tutto da 29enne che ha vissuto, vive e vuole costruire un futuro qui, in Italia. Lo sono da piccolissimo imprenditore, lo sono, infine, da futuro deputato che sarà chiamato in nome del popolo italiano a compiere scelte cruciali per il nostro Paese. Vorrei farlo avendo un governo capace di governare; in un clima politico di confronto franco, ma privo di eccessi nei toni e senza clima da caccia alle streghe; vorrei farlo potendo dare risposta alle tantissime persone che in queste settimane mi hanno manifestato il proprio profondo disagio, unito alla fiducia che hanno voluto riporre in me.

Riguardo all’analisi del voto, penso sia presto semplice. Il vincitore delle elezioni è il Movimento 5 stelle, che è diventato il partito più votato dagli italiani. Numericamente la coalizione di centrosinistra ha vinto di stretta misura alla Camera e più ampiamente al Senato (dove, però, per effetto della legge elettorale non ha la maggioranza), con un risultato inferiore alle aspettative. Delude le attese Vendola, che con Sel a sorpresa non riesce a garantire neppure la vittoria nella sua regione al Senato. Eppure esulta per aver “compiuto la missione: riportare la sinistra in parlamento”. Bah…
La coalizione di Berlusconi ha compiuto una rimonta notevole, ma il suo partito (il Pdl) è andato male. La Lega Nord tiene solo in Lombardia, per il resto dimezza letteralmente i propri voti.
Monti ottiene un risultato molto modesto, soprattutto visto il suo profilo internazionale, ma quanto basta per azzerare Fini e ridurre al lumicino Casini (che però salva il suo seggio essendo capolista al Senato in cinque regioni).
Ingroia ha mostrato tutta la propria inconsistenza anche dal punto di vista del consenso elettorale, mentre Oscar Giannino paga pesantemente gli scandali di questi giorni.

 

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