Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare, direbbe Bartali. Lo storytelling del PD non può esistere,ora. Il PD è un eroe afasico da tragedia, un Filottete con una ferita putrescente, l’incapacità di riconoscersi un passato e costruirsi una identità, e questo l’allontana dagli altri. Eppure il suo arco serve, alla sinistra per governare l’Italia.Riesce a essere efficace, la narrazione, quando si tratta di scegliere una leadership, alle primarie, perchè, appunto avviene una scomposizione delle anime del partito in fattori “primi”. Quando, però si va a ricomporre il numero, nel suo insieme emerge brutalmente la verità di Macluhan il medium è il messaggio, e senza la possibilità di trasmettere un concetto nitido, definito , la comunicazione perde di efficacia.
Il linguaggio si fa involuto, proprio per nascondere la verità, ineluttabile. Non possiamo dire una cosa netta, incontrovertibile, perchè c’è subito, da parte di qualcuno una dissonanza sul tema, sia economico, che etico.
Serve a poco,a questo punto , affidarsi a sottili argomentazioni tecniche. Il meme PD è recessivo, di fronte a corredi memetici decisamente dominanti. Quelli di Berlusconi o di Grillo sono facilmente fruibili, più soldi per tutti, e contro la casta , i nostri no. Si aggiunga una discrasia, drammatica, sul punti valoriali forti, che ci dovrebbero contraddistinguere. Dopo Lusi, non abbiamo più neanche la forza di definire quella questione morale che dovrebbe essere nel nostro DNA. Si tratta, ora di ripartire costruendo una identità di brand forte. Ma questo lo si può fare in due modi. O accettando il luogo comune, di gran moda del leaderismo, esaltato dai fan di Renzi, o riscoprendo i valori delle nostre storie. Il primo dura lo spazio del leader , il secondo costruisce un partito e il futuro.
Lodovico Zanetti, via Facebook
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