La lettera che i parlamentari romagnoli hanno inviato ai sindaci del territorio per la fusione delle attuali tre province romagnole in un unico ente, mi ha lasciato alquanto perplesso.
Perplesso non già per il fine dichiarato: nei mesi passati mi sono, infatti, personalmente impegnato per realizzare quella Provincia di Romagna che sembrava dover nascere da un momento all’altro e che poteva ben rappresentare il naturale sbocco istituzionale per le politiche di area vasta su cui da anni c’impegniamo.
Perplesso, perché chi è stato eletto con l’obiettivo dell’abolizione per via costituzionale, scritto nero su bianco nei programmi elettorali, si sta attardando in operazioni che rischiano il nulla di fatto.
Dopo la delegittimazione compiuta per anni e che ha irrimediabilmente accreditato questi enti come inutili, costosi e da abolire quanto prima, il Governo, coerentemente con gli impegni assunti dai partiti, ha dato immediato seguito alla sentenza della Consulta sull’incostituzionalità della riforma impostata dall’Esecutivo Monti, con un apposito disegno di legge di revisione costituzionale.
Esso è, però, fermo in Parlamento da mesi e così, per dare comunque una risposta alla sentenza della Consulta ed evitare il caos istituzionale, è stato presentato dal Ministro Del Rio, un ulteriore disegno di legge che prevede, di fatto, di non sopprimere le Province ma di svuotarle delle loro competenze trasformandole in enti di secondo livello, ovvero in organismi non eletti direttamente dai cittadini. Insomma, per evitare il nulla di fatto, si è pronti a creare delle inutili scatole vuote di cui, davvero, il paese non ha bisogno.
Ogni giorno sentiamo ripetere che la politica deve riuscire a recuperare credibilità. Si potrebbe cominciare con un atto di serietà e responsabilità proprio su questo tema.
Se le Province sono inutili e costose serve il coraggio di abolirle subito, senza se e senza ma. Se, invece, si è cambiata idea, serve la coerenza di ammetterlo pubblicamente e lasciarle vivere, anche in una logica di riordino e di accorpamento che restituisca ad esse ed a quanti vi lavorano, piena dignità e capacità di funzionare al meglio.
L’obiettivo, insomma, è un riforma istituzionale complessiva che, mettendo ordine nelle competenze e nella disponibilità delle risorse finanziarie, ponga ciascun livello di governo nella possibilità di svolgere appieno il ruolo che la Costituzione gli assegna.
Massimo Bulbi
Presidente della Provincia di Forlì-Cesena
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