Ma l'aspetto rilevante e decisamente innovativo del film è che a differenza di altre trasposizioni cinematografiche di musical, Jesus Christ Superstar è stata un'opera musicale interamente cantata, priva di qualunque tipo di dialogo parlato.
JESUS CHRIST SUPERSTAR 41 ANNI PRIMA DEL SISTINA A ROMA
di Rosetta Savelli
Tratto dal romanzo CELESTE ( Da qui a Hollywood la strada è breve)
La vita dentro al grande schermo che sarebbe dovuta rimanere marginale e parallela, divenne per lei la vita principale, compensandola in questo modo di tutti i vuoti e di tutti i nodi che strangolavano la sua vita reale.
Come tutti i bambini del mondo, Celeste aveva anche delle amiche e degli amici, di fronte ai quali lei si sentiva però inadeguata e in qualche modo diversa e non solo perchè si ritrovava a non avere un padre accanto a sé.
Solo chi è cresciuto senza questa preziosa e unica presenza genitoriale accanto, può comprendere realmente quale intimo e profondo dolore possa generare questo tipo di assenza.
In realtà Celeste si sentiva e si percepiva anche giusta, sbagliato era il contesto nel quale viveva, perchè in altri tempi e soprattutto nei piccoli centri, certe realtà divevinavano paradossalmente una colpa in più, a carico del bambino stesso.
Ciò che equilibrava questi scompensi che inevitabilmente condizionavano la sua vita, era quella infinita carrellata di personaggi che le comparivano ogni volta di fronte, incorniciati dentro al grande schermo. Loro e prima di tutto loro, erano in grado di regalarle e di offrirle tutto quello che le mancava attorno. Curioso questo, ma per Celeste fu prorio così.
Appena più grandicella ma non ancora adolescente, ci fu un film che le aprì la mente su un mondo davvero nuovo.
“Jesus Christ Super Star“ la incantò.
Quelle luci, quei colori, quei suoni e quei balli intorno alla figura più carimastica di tutti i tempi la meravigliarono, la catturarono e addirittura la stregarono, se non suonasse strano usare qui questa espressione.
Scoprì un nuovo spazio anche dentro se stessa.
Scoprì che nella vita non ci sono solo l’amore, l’odio, la morte e il rancore.
Scoprì che nella vita c’è anche uno spazio per il Cielo, che può condurre altrove, più in alto e più lontano.
Questa scoperta fu un’autentica meraviglia, un prodigioso stupore. Così Celeste aggiunse anche questo spazio da portare sempre dentro di sé, insieme al fuoco della passione per l’amore verso il pubblico.
Questo spazio in più era per lei un’alternativa, una possibiltà, una certezza aggiunta, se non anche disgiunta. Dalla visione di questa pellicola, comprese in pieno l’enorme potere e l’enorme carisma di chi è in grado di trascinare le folle. Questa intensissima carica magnetica e capacità e forza di trascinare e attirare, erano musica per Celeste erano note alle quali lei era attentessima e affezionatissima.
Pur senza necessariamente sconfinare nella trascendenza e nella mistica, attirare e trascinare le folle era per lei il punto cruciale fino a potere divenire il fulcro fondamentale di un’intera esistenza. Per vedere infine ritornare a sé e ricevere in sé tutto quello splendore, dopo avere compiuto quel suo doppio giro in circolo, in tondo.
Un giro d’amore.
E’ un qualche cosa che andava oltre il semplice e quasi scontato egocentrismo.
E’ una natura che si ha dentro quella di volere abbracciare il mondo, di dare e di darsi, quasi esageratamente ma sempre sotto una luce capace di riflettere bellezza e splendore.
L’estetica qui diviene un valore da comunicare e da condividere. Tutto ciò che è bello è anche completo e compiuto. Così come accadde per lei stessa nell’infanzia, l’estetica può appagare, compensare e riempire i vuoti e i nodi che sono nella vita di tutti.
La luce dei riflettori come una risposta alle ombre e agli angoli bui della vita.
Questa era l’idea centrale nel pensiero di Celeste e questo pensiero era nato e cresciuto insieme a lei, dentro a quella piccola e magica nicchia oscura con una grande e unica luce al centro.
Il cinema fu la sua prima e vera dimora.
E gli attori furono i suoi maestri.
Jesus Christ Superstar è stato un grande cult movie del 1973 diretto da Norman Jewison, con la trasposizione sul grande schermo del famosissimo musical omonimo di Tim Rice, autore dei testi, e Andrew Lloyd Webber, autore della musica. L’opera raccontava l’ultima settimana della vita di Cristo prima della morte per crocifissione.
Per la loro interpretazione, rispettivamente di Gesù e Giuda, Ted Neeley e Carl Anderson sono stati candidati al Golden Globe nel 1974.
Questa è stata l’opera rock più famosa di tutti i tempi, che raccontava gli ultimi sette giorni della vita di Cristo messi in atto, sotto forma di musical, da un gruppo di hippie.
Al centro delle scene tre personaggi: Gesù, che appariva come una figura che aveva molto di umano e poco o nulla di trascendentale, con i dubbi e il timore della morte, comune a tutti gli essere umani; Giuda Iscariota, figura cardine, il vero protagonista del film, il più razionale e umano, sempre coerente ma vittima suo malgrado, piuttosto che traditore, proprio come accadde per il suo maestro, di un disegno del destino più grande di lui; Maria Maddalena, la femminilità più dolce, investita dall’amore trascendente che lei stessa non sapeva comprendere. In questo famosissimo film che trattava il tema della passione e morte di Cristo, in realtà era Giuda che veniva considerato come il vero protagonista.
Ma l’aspetto rilevante e decisamente innovativo del film è che a differenza di altre trasposizioni cinematografiche di musical, Jesus Christ Superstar è stata un’opera musicale interamente cantata, priva di qualunque tipo di dialogo parlato.
Anche gli ultimi sette giorni di vita di Jesus Christ venivano raccontati in un modo completamente diverso e originale.
Così anche per Celeste questo film aprì una visuale ampia e affascinante su un mondo del tutto nuovo, intriso di passione, di spiritualità e di infinite sonorità.
Fu proprio questo film che contribuì notevolmente a far crescere nel profondo di se stessa, un grande amore per la musica, unito e gemellato al già esistente grande amore per il cinema.
La trama del film prendeva vita e si apriva con un gruppo di attori che arrivavano in pullman con l’obiettivo di interpretare Jesus Christ Superstar. Gli attori cominciavano a prepararsi e scaricavano tutto il materiale dal pulmino.
Poi gli ultimi sette giorni di vita venivano narrati attrverso brani e canzoni musicali:
– Overture
– Heaven On Their Minds ( con il paradiso in mente)
– What’s The Buzz ( cos’è questo brusìo? )
– Strange Thing Mystifying ( qualcosa che non mi convince )
– Then We Are Decided ( allora è deciso )
– Everything’s Alright ( va tutto bene )
– This Jesus Must Die ( questo Gesù deve morire )
– Hosanna
– Simon Zealotes/Poor Jerusalem ( Simone lo zelota/povera Gerusalemme )
– Pilate’s Dream ( il sogno di Pilato)
– The Temple ( il tempio )
– Don’t Know How To Love Him ( non so come amarlo)
– Damned For All Time/Blood Money ( dannato per sempre/denaro insanguinato) – The Last Supper ( l’ultima cena )
– Gethsemane/I Only Want To Say ( Getsemani/voglio soltanto dire )
– The Arrest ( l’arresto )
– Peter’s Denial ( il rinnegamento di Pietro)
– Pilate and Christ 8 Pilato e Cristo )
– King Herod’s Song ( la canzone di re Erode )
– Could We Start Again, Please? ( potremmo ricominciare daccapo, per favore? )
– Judas’ Death ( la morte di Giuda )
– The Trial Before Pilate/39 Lashes ( il processo davanti a Pilato/39 frustate )
– Superstar – The Crucifixion ( la crocifissione)
– John Nineteen: Fourty-One ( Giovanni 19,41)
Durante il penultimo brano “The Crucifixion“ il cast al completo faceva le valigie e risaliva sul pullman; ciascuno, sconsolato, mentre rivolgeva il suo ultimo sguardo al Cristo crocifisso.
L’ultimo a salire era stato l’attore che aveva impersonato Giuda, il quale non riusciva a distogliere lo sguardo dalla croce e mentre il motore si accendeva e il pullman ripartiva, lui era l’ultimo a rassegnarsi.
All’orizzonte, nell’ora del tramonto, sulla scena finale del film, rimaneva la croce di Gesù, mentre un pastore con le pecore passava sullo sfondo. Cristo era morto, ma il suo messaggio non era andato perso.
Il film riscosse un successo davvero planetario, anche se inizialmente, in Italia, dovette passare sotto la supervisione e la revisone dell’ Osservatorio Romano.
Infatti alcuni versi di alcune canzoni furono modificati nella trasposizione cinematografica, rispetto a quella teatrale, per rendere il film più accettabile dalla comunità cristiana:
quando Gesù si trovava in mezzo ai lebbrosi l’esclamazione “Heal yourselves!” (guaritevi da soli) divenne “Leave me alone!” (lasciatemi solo);
nel brano Trial Before Pilate il verso “There may be a kingdom for me somewhere, if I only knew” (ci potrebbe essere per me un regno da qualche altra parte, se solo io sapessi) è diventato “if you only knew” (se solo voi sapeste).
nel brano Judas’ Death il verso “What you have done will be the saving of Israel” (Quello che hai fatto sarà la salvezza di Israele) è diventato “…the saving of everyone.” (la salvezza di tutti).
Inoltre questo è stato l’unico film sulla vita di Cristo nel quale non è mai comparsa la figura della Madonna e nel quale Gesù non ha mai mostrato di compiere miracoli.
Ma il successo di questo musical fu talmente ampio ed esteso che perfino la nota cante italiana Mina promosse il brano “Everything’s all right“ impersonando lei stessa Maddalena nel varietà televisivo dell’epoca Milleluci.
Qui la soddisfazione e l’orgoglio s’impadronivano di Celeste, dandole la conferma e la certezza di trovarsi esattamente al posto giusto, nel momento giusto.
D’altronde quella magica e unica scatola oscura per molti era solo un luogo di passaggio, di andi e rivieni; per lei al contrario era innanzitutto un luogo stabile, dove essere e rimanere. Inoltre gli altri salivano e scendevano come da una locomotiva in movimento, mentre Celeste guidava e controllava lei stessa la macchina in corsa.
Tra l’andare e il venire di tante persone, può capitare che ogni tanto qualcuna di queste si fermi e rimanga a sostare un po’ più a lungo.
Tratto dal romanzo CELESTE ( Da qui a Hollywood la strada è breve) pag. 12 – 13 – 14 di Rosetta Savelli
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