Sotto un Cielo infinito: pensieri e riflessioni osservando le Stelle

Siamo talmente impegnati a impreziosire il nostro metro quadro d’erba, da non accorgerci dei restanti 510071999.999 km² che ci circondano. Non ci rendiamo conto di come la Terra stia soffrendo, di quanti sono gli aspetti meravigliosi che potremmo perdere a causa dell’inquinamento e dello sfruttamento ambientale.
Fortunatamente viviamo in un Universo così generoso che nonostante tutto continua a offrirci regali unici, di una bellezza ineffabile e irraggiungibile. Ed è sufficiente allontanarsi poco dalla città per poterli apprezzare.
Rocca delle Caminate, 29 giugno 2014: mai visto un cielo così bello. L’impressione era esattamente quella di una volta nera, una cupola, una sorta di tetto sferico capace di contenere un pianeta intero sotto di sé. Il colore era quello della notte, naturalmente. Nel buio più oscuro erano incastonate una miriade di stelline lucenti, che un occhio profano avrebbe detto essere un numero infinito; le mie scolastiche conoscenze di astronomia mi hanno invece suggerito che ad occhio nudo non è possibile osservarne più di tremila…
E così mi sono abbandonata a naufragare in quel mare profondo e sconosciuto sopra di me, additando costellazioni e immaginando le distanze inconcepibili che ci separano da esse: anni-luce. Significa che il Tempo si fonde con lo Spazio e che alcune delle luci che ammiriamo potrebbero essersi già spente. Eppure sono ancora lassù, le stesse stelle che indicarono la via ai marinai fenici e che rivelarono il futuro agli astrologi orientali. Le stelle che ispirarono i poeti e incuriosirono gli scienziati. Che affascinarono gli uomini da sempre: dopotutto l’attrazione esercitata dal cielo è estremamente potente, troppo, perché i nostri occhi e le nostre menti possano resistervi senza rimanere imprigionati in questo gioco di incanto e magia.
Di fronte all’immensità dell’Universo mi è capitato di provare sensazioni diverse, antiche come la storia dell’uomo; inizialmente mi sono sentita piccola e inutile, inesistente, in confronto a quelle dimensioni così estese. Per me le stelle erano punti lontani, eppure sapevo che il solo atomo minuscolo e mortale ero io. Può fare paura l’idea di inesistenza, ma in una realtà costituita da spazi infiniti e tempi lunghi miliardi di anni, questa è la condizione umana, oggi si esiste, domani non più. La stessa vita non è che un frammento di quel Tempo eterno che è il cielo stellato.
Successivamente ho avvertito con stupore l’emozione opposta: un fortissimo senso di appartenenza al mio pianeta, alla mia galassia, al mio Universo; io abito la Terra, io osservo la natura e mi rendo conto del fatto che essa mi ha dato la possibilità di essere, di esistere. Improvvisamente quel senso di piccolezza e vanità si era trasformato in qualcos’altro, qualcosa di eccezionalmente grande, robusto, importante: la parte in funzione del tutto. La mia minuscola vita all’interno della durata infinita del Cosmo. Ero lì, presente e vigile, con l’indice puntato verso l’alto.
Ho espresso un desiderio: era passata una stella cadente.

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Francesca Ture

Mi chiamo Francesca Maria Ture, ho diciannove e sono di Forlì. Frequento il quinto anno al Liceo Scientifico della mia città; non ho molto altro da dire visto che di esperienze lavorative o formative non ne ho, dato che studio ancora a scuola. Spero bastino queste poche righe!