Anche la quinta edizione della Settimana del Buon Vivere ha riconfermato l’impegno della manifestazione nei confronti delle scuole e delle giovani generazioni, promuovendo occasioni di incontro tra gli studenti di ogni grado e quelli che possiamo chiamare veri e propri “maestri” del pensiero contemporaneo. E così venerdì 3 ottobre a Forlì, all’Auditorium Cassa dei Risparmi, davanti a una platea di oltre quattrocento persone, in prevalenza studenti delle ultime classi superiori, il filosofo Umberto Galimberti ha tenuto una lectio magistralis straordinaria che ha spaziato tra i secoli e i saperi, per lanciare un messaggio alle nuove generazioni: “contro il nichilismo che porta a non vedere scopo né risposta alle domande, siete voi ragazzi a dovervi costruire il vostro futuro, anche capovolgendo i problemi rispetto a come vi vengono presentati”.
A fare da spunto per l’avvio della riflessione di Galimberti è stato il binomio tecnica e tecnologia: “la tecnica è una forma di pensiero – ha esordito Galimberti – che mira a realizzare il massimo degli scopi con il minimo dei mezzi. Dalla cultura greca, dal mito di Prometeo in poi, ci deriva l’insegnamento che la verità non sia qualcosa di rivelato, ma vada cercata; le leggi della natura vanno catturate non per dominare la natura, ma per governarla. La tecnica finisce per essere più debole di queste leggi naturali e non può infliggere ferite alla natura stessa”.
“Con la scienza moderna, nel Seicento, grazie a figure come Cartesio, Galileo, Bacone, è prevalso l’orientamento sperimentale, che consiste nel fare ipotesi e valutare come la natura risponda, traendone le leggi di funzionamento, in modo progressivo e sempre provvisorio. La tecnica è l’essenza della scienza, e lo sguardo scientifico è quello che si rivolge al mondo non per contemplarlo, ma per cambiarlo. Anche la politica è una tecnica règia, ma oggi ha perso la sua funzione di luogo della decisione, che è passato alla tecnica”.
Ripercorrendo secoli di storia, Galimberti ha ricordato l’esistenza di tre diversi tipi di etica: quella cristiana, incentrata sulla intenzionalità; quella laica – kantiana della morale universale fondata sulla ragione e che ha nell’uomo il fine, non il mezzo; infine, quella della responsabilità (di Max Weber), che si sostanzia di prove ed errori che possono portare casualmente a degli esiti.
“Possiamo dire – ha continuato Galimberti – che esista anche un’etica tecnica, iniziata con la seconda guerra mondiale e con pensatori come Günther Anders e Hannah Arendt. Suo tema di fondo è la perfetta esecuzione del proprio lavoro, fino alle estreme conseguenze del kapò nei campi di sterminio, interamente concentrato nella realizzazione di quanto gli veniva ordinato, al di là di ogni valutazione di bene e male”.
In conclusione il filosofo ha lanciato un messaggio agli studenti presenti, esortandoli a un protagonismo dei giovani, ma anche dei loro insegnanti: “il futuro dovete prenderlo voi, perché nessuno ve lo regalerà. Leggete e studiate per ampliare i vostri orizzonti mentali e le vostre mappe emotive e cognitive. I sentimenti si imparano, anche attraverso la letteratura e i libri, che raccontano stati d’animo e avvenimenti e insegnano le parole per definirli e affrontarli, vincendo così anche le paure e lo smarrimento. La scuola deve educare nel senso etimologico, scoprire le intelligenze divergenti, ma per farlo occorre tornare a classi numericamente ridotte, per recuperare un vero e più profondo rapporto anche umano”.
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