I giornali locali muoiono e i politici tacciono: ecco perché

I giornalisti hanno un ruolo sociale, ma devono adeguarsi al cambiamento. È questo, in estrema sintesi, il Renzipensiero. Il presidente del Consiglio lo ha espresso nella consueta conferenza stampa di fine anno. Renzi non ha tutti i torti.

Il mondo dell’informazione deve continuare a cambiare per adeguarsi ai cambiamenti. È innegabile che il web abbia modificato le cose. Ma era già successo. Chi, come me, da qualche anno vive il mondo dell’informazione si ricorda che, più o meno, gli stessi discorsi si facevano quando nacquero le prime radio o televisioni private. Oppure, quando il lavoro tipografico venne dimezzato saltando il montaggio.

È però giusto riconoscere che il cambiamento determinato dal web è maggiore rispetto a quello registrato in passato. Questo perché gli attuali siti di informazione hanno un’immediatezza superiore rispetto a quella garantita dalle televisioni, soprattutto locali.

La stampa, tutta e quella quotidiana in particolare, non è però rimasta ferma. E sta rispondendo alle richieste di maggior approfondimento. Il vero cambiamento però riguarda i costi. Tutte le redazioni sono costrette a fare una cura dimagrante. Le spese affrontate in passato non sono più sostenibili. Lo dimostra l’esperienza de “Il Fatto Quotidiano”, vero successo editoriale soprattutto per la capacità di ridurre i costi. Quindi in futuro resterà sul mercato solo chi avrà la capacità di tagliare. E devono autoflagellarsi coloro che non sono stati sufficientemente previdenti.

È chiaro che in una fase così delicata sono favoriti i grandi gruppi in grado, grazie alle ricapitalizzazioni, di fare fronte ad un passivo di bilancio. I piccoli (come sempre) soffrono di più. E quindi bisognerebbe supportarli nel cambiamento. Invece sta succedendo l’esatto contrario. Il riferimento è al fondo per l’editoria (per il 2013 poco meno di 50 milioni di euro).

Ognuno è libero di ritenere che debba esistere o meno. Renzi e il suo governo sembrano essere contrari. Liberissimi di pensarlo. Ma il buon senso suggerirebbe una diminuzione progressiva, per dare il tempo alle aziende di adeguarsi alle nuove “regole” del mercato. Questo anche in considerazione del fatto che le cifre in gioco non sono tali da creare problemi neanche alle dissestate casse dello Stato.

Invece il governo ha intenzione, a meno di cambiamenti dell’ultima ora, di intervenire addirittura in maniera retroattiva. Tagliando, di fatto, soldi già promessi (erano nel bilancio triennale) e quindi già spesi, se non altro per il 2014. Quindi alle attività editoriali no profit e cooperative non sarà data la possibilità di adeguarsi a quel cambiamento del quale ha parlato Renzi.

profilo-twitter-sandrogozi

Il profilo twitter di Sandro Gozi.

Il tutto alla faccia delle libertà di informazione e nel silenzio assordante dei politici locali e non, che adesso hanno scoperto Twitter e Facebook.

Mi sembra che in tutto questo ci sia qualcosa che non va. Però ho qualche anno di troppo e forse delle difficoltà ad adeguarmi al cambiamento.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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