La questione dei profughi in Romagna

di Federica Angelini

Si moltiplicano anche in Romagna le petizioni di cittadini, sollecitate spesso da politici locali, per chiedere che non si aprano centri per i richiedenti asilo soprattutto nelle località turistiche, per ragioni di sicurezza, dicono coloro che raccolgono le firme, perché questi non sono veri profughi, perché tra loro potrebbero esserci dei clandestini. Facendo così passare l’idea che anche gli irregolari, quelli privi di documenti, abbiamo diritto appunto a vitto alloggio, più di un pensionato o un disoccupato cittadino italiano. Del resto, mescolare le parole è sempre utile in questi casi per confondere le acque e far in modo di non passare per gente senza cuore e raccogliere più consensi. E allora forse vale la pena ogni tanto fare un rapido ripasso terminologico, per capire bene di cosa si parla. Profugo è chi fugge dal proprio paese, è un termine generico che non ha traduzione giuridica. Clandestino è un termine improprio per indicare chi è privo di documenti di soggiorno: i cosiddetti irregolari. Dunque si può essere profughi e clandestini. Coloro che sbarcano sulle nostre coste non sono però clandestini. Dal momento che fanno domanda d’asilo sono profughi e richiedenti asilo. Se la loro domanda verrà accettata da un’apposita commissione, come spesso accade, allora diventeranno rifugiati politici o titolari di un permesso di un soggiorno per motivi umanitari. Se la loro domanda alla fine viene respinta (ma dopo il primo diniego c’è la possibilità di ricorso), allora e solo allora diventano irregolari. E a quel punto perdono ogni diritto all’accoglienza, al vitto e all’alloggio, all’assistenza, quei diritti garantiti a chi ha lo status di richiedente asilo o rifugiato. Diritti sanciti da norme internazionali e non da qualche buon cuore caritatevole. Se non si vuole spendere denaro per nutrire e dare un alloggio degno a chi fugge e chiede lo status di rifugiato allora bisognerebbe anche dire che si vuole un’Italia fuori da quella giurisprudenza (peraltro ancora lacunosa) costruita a fatica nel Novecento. E se non si vogliono i profughi nell’hotel al lido, bisognerebbe dire che non si stanno raccogliendo firme contro i clandestini, ma contro soggetti tutelati da leggi internazionali. Poi, volendo si potrebbe parlare di umanità, compassione, solidarietà. Ma questo ha soprattutto a che fare con le nostre coscienze. Meglio affidarsi alla legge. O alla matematica: dalle nostre parti ai territori viene chiesto di offrire accoglienza a un richiedente asilo più o meno ogni mille abitanti. Difficile chiamarla invasione.

 

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