La crepa dell’astensionismo, che divide politica e opinione pubblica anche in Romagna, assomiglia sempre più ad una voragine. Prima le elezioni Regionali dell’autunno 2014, poi le Comunali di fine maggio scorso (si è votato a Faenza, Bondeno e altri piccoli comuni) hanno evidenziato come il trend negativo di chi decide di non recarsi alle urne è in costante aumento in una terra che fino a pochi anni fa vedeva percentuali bulgare recarsi al voto. Nel 2005 a Faenza per le Comunali votò l’80% degli aventi diritto, al ballottaggio che ha confermato Giovanni Malpezzi sindaco col 51,8% ha votato il 54% degli aventi diritto.
Le elezioni del 31 maggio lanciano alcuni segnali che i partiti (tutti) non dovrebbero sottovalutare. Questi numeri devono suonare come allerta anche a Ravenna e Rimini (e pure nell’emiliana Bologna), grandi città della nostra regione governate dal centrosinistra dove si voterà per le Amministrative nel 2016.
Oggi i giochi sono ancora aperti sul versante ravennate dove si cambierà il primo cittadino (Fabrizio Matteucci è al termine dei 2 mandati), dove a parte qualche movimento civico di centro (con mister Micoperi Bartolotti in grande movimento per fare scendere in campo un proprio candidato) e di sinistra (dove l’ex Pd Maestri, oggi anche parlamentare, ha già presentato una propria lista), il Pd ha lanciato una campagna d’ascolto «Immagina Ravenna» per raccogliere temi ed idee sul quale basare il proprio programma. Si faranno le primarie? Probabile, ma non certo. Dopo il «no» di Vasco Errani, destinato a ruoli politici nazionali, la corsa appare ancora molto aperta nel Pd. Coinvolgere la società e le associazioni economiche, non solo nella stesura dei programmi, ma anche nella scelta dei candidati, può rappresentare una road map innovativa con un anno di tempo da utilizzare al meglio.
A Rimini la situazione è diversa, c’è un sindaco (Andrea Gnassi) che sta terminando il primo mandato, ma che è indagato (come tanti altri politici del territorio) per il fallimento dell’aeroporto locale. L’opportunità di confermarlo sta tutta nel rischio che poi venga giudicato colpevole e conseguenti dimissioni. Dibattito acceso, aria di cambiamento in vista.
Sullo sfondo di tutto questo la definizione istituzionale dell’Area Vasta Romagna, che prenderà il posto delle Province, su cui Ravenna o Rimini alzeranno la voce e avranno molto probabilmente la guida.
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