Accelerata per la riforma dell’editoria? Stando agli ultimi atti pare proprio di si. A inizio ottobre l’aula della Camera ha bocciato la proposta dei 5Stelle di eliminare i contributi all’editoria. Una soluzione che avrebbe penalizzato circa duecento testate locali (fra quotidiani e periodici no profit) e non avrebbe toccato i grandi giornali che, quindi, sarebbero diventati quasi monopolisti. Alla faccia della pluralità dell’informazione. Nello stesso tempo il PD (con la supervisione del governo) ha presentato la proposta di riforma dell’editoria. Un cambiamento, con regole certe, serie e stringenti che gli editori no profit e le cooperative (quelle vere) chiedono da tempo.
Anche se ci sarebbero alcuni aspetti da rivedere, la riforma va nella direzione giusta. Premia l’occupazione e lega la contribuzione pubblica alle copie effettivamente vendute. Però serve fare in fretta e dare certezze sugli arretrati per evitare che il settore sia messo in ginocchio e la riforma si rivolga a pochi intimi.
Se tutto andrà in portò stiamo parlando di circa cinquanta milioni all’anno. Ma per lo Stato, di fatto, non ci sarà esborso. È una sorta di anticipazione. Quei soldi di cui stiamo parlando nel giro di un anno torneranno nelle casse statali attraverso ogni tipo di tassa (Iva compresa) che, altrimenti, non sarebbe incassata. Senza considerare che questa forma di acconto permetterà a circa duemila persone (giornalisti e poligrafici) di non perdere il posto di lavoro avendo, quindi, più soldi in tasca che sarebbero utili per contribuire alla crescita dei consumi. Ci sarebbe poi da considerare il mancato incasso dell’indotto. Non è un caso se Assocarta chiede un’approvazione urgente della riforma. Del resto i numeri sono pesanti.
L’industria della carta italiana subisce il riflesso della crisi dell’editoria e della pubblicità. Secondo i dati diffusi da Assocarta al Miac di Lucca, la mostra internazionale del settore cartario, nei primi otto mesi del 2015 si registra un calo del 3,4% nel comparto carta per grafici. volumi di produzione sono in calo rispetto allo stesso periodo del 2014, da 1,8 a 1,77 milioni.
Il centro studi di Assocarta mette in evidenza il nuovo calo dei mezzi cartacei pubblicitari sulla stampa (-6,2%) rispetto ai primi otto mesi 2014 (-7,8% i quotidiani e -3,6% i periodici).
E cosa succederebbe se circa duecento testate dovessero chiudere?
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