La crescita dell’Emilia-Romagna c’è: il Pil nella nostra regione nel 2015 crescerà dell’1,1% e, allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione complessivo calerà dello 0,5%. Si tratta di valori positivi più favorevoli rispetto a quelli nazionali.
Se si confronta il primo semestre 2015 con l’analogo periodo dell’anno scorso si rileva che, a fronte di una sostanziale stabilità delle forze di lavoro, l’occupazione è cresciuta di 6mila unità e la disoccupazione è nel contempo calata della stessa entità. Per il terzo anno consecutivo l’occupazione in Romagna è cresciuta nel primo semestre. I disoccupati, che nel primo semestre 2014 erano aumentati, si riducono e sono inferiori anche al dato dei primi sei mesi del 2013.
Il contesto positivo è in particolare confermato dall’industria manifatturiera che traina la crescita occupazionale (+29mila unità), che torna così su valori precedenti all’avvio della crisi del 2008.
In particolare migliora la qualità del lavoro in provincia di Ravenna, per tipologia di contratto e quantità di nuove assunzioni. Dai dati delle comunicazioni relative ai rapporti di lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) trasmesse obbligatoriamente dai datori di lavoro ai Centri per l’impiego della Provincia di Ravenna, nel primo semestre 2015, emerge un incremento del 59,6% delle assunzioni a tempo indeterminato rispetto a quelle dello scorso anno. Infatti le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel periodo considerato sono 5.477 mentre nel 2014 sono state 3.432. L’incremento dei nuovi contratti a tempo indeterminato (considerando anche le trasformazioni da tempo determinato ad indeterminato) corrisponde a 2.310 contratti stabili in più rispetto lo scorso anno. Si tratta di un dato comunque positivo certamente indotto dalle misure introdotte dal governo che hanno sortito l’effetto sperato e forse in parte anche al crescere di un clima di fiducia degli operatori economici.
Ciò che ha contraddistinto il mercato del lavoro romagnolo anche in questi anni difficili è la forte partecipazione al mercato stesso, segnale questo di una attrattività del territorio anche da parte di persone provenienti da altre regioni oltre che dall’estero, cosa che produce effetti anche sull’assorbimento della forza lavoro.
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